L’ex parroco di San Paolo (Brescia) ai domiciliari per violenza sessuale su minori. Un ragazzino ha raccontato tutto

Nel piccolo comune di San Paolo, nella Bassa bresciana, lo scorso gennaio è accaduto qualcosa che ha scosso profondamente la comunità locale. Durante la messa del 5 gennaio, i fedeli sono rimasti “sconcertati e frastornati” alla lettura di una lettera firmata dal vescovo Pierantonio Tremolada. In quel messaggio, si annunciava con toni formali ma decisi l’addio del parroco che si era insediato nella parrocchia da appena tre mesi. Il vescovo, senza entrare nei dettagli, faceva riferimento a “situazioni e criticità” tali da rendere necessaria l’interruzione immediata del suo servizio pastorale. Da quel momento, le forze dell’ordine hanno avviato un’indagine per chiarire la natura delle problematiche emerse.

Le rivelazioni che hanno fatto scattare le indagini

L’origine del caso sarebbe riconducibile al racconto di un giovane parrocchiano, che avrebbe confidato a un’educatrice di aver ricevuto dal prete delle “attenzioni particolari”. Questo episodio ha acceso i riflettori su situazioni che, secondo gli investigatori, non sarebbero isolate. Le indagini hanno infatti portato alla luce ulteriori presunti abusi, non solo recenti, ma anche risalenti al periodo in cui il sacerdote operava ad Adro, nella Franciacorta. Proprio in quel comune, dove è stato vicario tra il 2008 e il 2013, sarebbero avvenuti altri episodi gravi negli anni 2012 e 2013. In seguito, il parroco ha prestato servizio in diverse comunità della provincia, fino alla recente nomina a San Paolo.

L’arresto e le accuse

Nella giornata odierna, i carabinieri della Compagnia di Verolanuova hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il prete. Ora è indagato per presunte violenze sessuali aggravate ai danni di minori. Secondo quanto accertato finora, tra il 2011 e il 2013 e di nuovo nel 2024, il sacerdote avrebbe compiuto atti di violenza su alcuni giovani affidati alla sua cura pastorale. Le condotte contestate sarebbero avvenute durante attività parrocchiali in due distinti comuni bresciani. Le indagini, ancora in corso, puntano a ricostruire nel dettaglio la rete di abusi e a verificare la presenza di eventuali ulteriori vittime.

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