Liberare la rete dalla saturazione virtuale

Un momento del blackout a Malaga, in Spagna

La saturazione della rete è un freno alla transizione energetica. Italia Solare propone una riforma che tenga conto dell’avanzamento autorizzativo e realizzativo dei progetti

di CECILIA BERGAMASCO, giornalista scientifica

In Italia si parla sempre più spesso di transizione energetica, ma troppo poco di uno degli ostacoli principali che ne bloccano l’attuazione: la saturazione virtuale della rete. Parliamo di “virtuale” perché, nella maggior parte dei casi, la rete non è fisicamente satura, ma risulta tale a causa di richieste di connessione che occupano capacità senza che esista un progetto effettivamente realizzabile in tempi utili. Secondo i dati Terna il totale delle richieste di connessione alla rete di impianti solari ed eolici ha raggiunto i 354 GW, a fronte di un obiettivo PNIEC di ulteriori 64 GW al 2030. La maggior parte di queste richieste non si trasformerà mai in impianti. Sono numeri enormi, sproporzionati rispetto agli obiettivi del PNIEC e non rappresentano una reale pipeline. Eppure, continuano a “congelare” la rete, impedendo la connessione di impianti immediatamente cantierabili, come quelli in autoconsumo o di piccola taglia, spesso residenziali o C&I. Si tratta di un vero paradosso: abbiamo una rete formalmente satura, ma inaccessibile anche laddove vi sarebbe capacità libera.

Per superare questa distorsione Italia Solare ha inviato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) una serie di proposte operative, partendo da un principio chiave: l’accesso alla rete deve essere governato da criteri di priorità che favoriscano gli impianti più vicini alla realizzazione, quelli in autoconsumo e quelli con sistemi di accumulo. È impensabile che un impianto su tetto da 200 kW, pronto a partire, venga respinto a causa di una vecchia richiesta da 50 MW su area agricola mai autorizzata.

Italia Solare propone una riforma che tenga conto dell’avanzamento autorizzativo e realizzativo dei progetti: l’assegnazione della capacità dovrebbe essere subordinata alla presentazione del titolo autorizzativo e/o alla firma del contratto di connessione, introducendo una logica “use it or lose it”. Chi non rispetta le tempistiche o non dimostra la volontà concreta di realizzare l’impianto, perde la priorità acquisita. Una soluzione tanto semplice quanto urgente.

Un altro tema è quello del “diritto alla connessione”. Oggi, chi ha già una richiesta accettata occupa spazio prezioso anche se non intende o non può realizzare l’impianto nel breve periodo. Serve invece un sistema più dinamico, basato su finestre temporali certe e sull’attivazione graduale delle connessioni in base alla disponibilità fisica della rete.

Italia Solare ha suggerito inoltre di introdurre priorità per le configurazioni con autoconsumo, per le comunità energetiche e per gli impianti dotati di sistemi di accumulo, in quanto capaci di ridurre il carico sulla rete e favorire la flessibilità. In questo senso, la saturazione della rete non è un limite assoluto ma una variabile che può essere gestita in modo intelligente, con regole più eque e coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione.

Se non si interviene in fretta, molti investitori si troveranno davanti a muri normativi e tecnici che scoraggiano l’installazione di nuovi impianti proprio nel momento in cui sarebbero economicamente vantaggiosi e strategicamente fondamentali. L’associazione chiede quindi l’adozione di una riforma strutturale del sistema di gestione delle connessioni per definire criteri di flessibilità e priorità orientati alla sostenibilità e alla rapidità esecutiva.

Occorre liberare la rete dalle saturazioni virtuali per renderla uno strumento al servizio della decarbonizzazione. E per farlo, serve una visione pragmatica.

L’articolo è tratto dalle pagine di QualEnergia di luglio/agosto 2025

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