Mamdani riscatta la sinistra già in allerta per Almasri: Trump in allarme, Meloni tace

La sinistra italiana esulta. Per il Pd e il cosiddetto campo largo è stata una giornata di festa quella di ieri.

Elly Schlein ha forse superato Giorgia Meloni nelle preferenze? O, meglio, è lei la vera candidata per le elezioni politiche del 2027?

No, queste sono “bazzecole” dinanzi a quel che è successo ventiquattro ore fa: a New York ha vinto un sindaco che piace molto ai nostri radical chic.

È un democratico di estrema sinistra, un uomo che farà vedere i sorci verdi a Donald Trump.

A Tripoli è stato arrestato il generale Almasri, lo ricordate? Dopo qualche ora  trascorsa nelle carceri italiane fu rimandato in Patria con un aereo di Stato. Quali sono le accuse? Ha torturato e anche ucciso i detenuti che doveva sorvegliare.

Scriviamolo subito per non essere fraintesi: la decisione dei libici è una brutta tegola per il nostro governo. Lo era già stato quando  Almasri fu rispedito in Patria non mettendolo su un volo di linea, ma su uno dei nostri aerei sui quali viaggiano le personalità politiche di un certo rilievo. 

Sinistra all’attacco su Almasri

Mamdani riscatta la sinistra già in allerta per Almasri: Trump in allarme, Meloni tace, nella foto almasri
Mamdani riscatta la sinistra già in allerta per Almasri: Trump in allarme, Meloni tace- Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Adesso, si cercano scuse che possano giustificare quella decisione. Il ministro Matteo Piantedosi ritiene “che facemmo bene a rispedirlo a casa, visti i reati di cui si era macchiato”. La premier usa più o meno le stesse parole. Insomma, la toppa è peggio del buco.

Quella volta si commise un  grande peccato, sarebbe stupido ripeterlo favorendo chi invece tuona contro il governo e la Meloni. “Lei deve venire subito in Parlamento a spiegarci questa vergogna”, sostengono con forza le opposizioni.

Elly Schlein e Giuseppe Conte, finalmente all’unisono, sono d’accordo. I gemelli dei Verdi e sinistra, Fratojanni e Bonelli, toccano il cielo con le dita. Erano stanchi anche loro di ripetere come un mantra  i ritornelli a cui la gente non credeva più. Adesso hanno le prove che Palazzo Chigi e i suoi alleati sbagliarono di grosso quei giorni.

Sarebbe meglio trovare altre giustificazioni e chiuderla lì, se possibile.

Non è stata  quella di ieri una vittoria singola per la sinistra che oggi gongola sulle prime pagine dei giornali. Da New York, o meglio da una NUOVA YORK (il titolo è copyright del Manifesto) i nemici a tutti i costi di Trump mostrano chi da oggi governerà la Grande Mela.

Chi è il nuovo sindaco di New York

È un esponente della new generation, trentaquattrenne, nato in Uganda, di madre indiana e di religione islamica. “Non è vero”, dice qualche americano che vive a Roma. No, è proprio così, non ci sono dubbi visti i numeri con cui è stato eletto a grande maggioranza. “La sinistra d’oltre Oceano cambierà il volto di una grande città”, si affretta a dire la segretaria del Pd.

Ma immediatamente dopo è lo stesso Zohran Mamdani a spegnere il suo entusiasmo: “Non mi riconosco nel Pd di oggi”, risponde probabilmente ad un corrispondente italiano. 

Infatti, se poi rileggi le promesse che il neo sindaco ha fatto ai tanti milioni di abitanti che vivono all’ombra dei grattacieli della Fifth Avenue (li vedono soltanto) ci si rende conto che fra qualche mese i conti non torneranno più.

Ci sarà una disastrosa marcia indietro? Questo non lo si può sostenere, ma certo che i propositi di Mamdani lasciano perplessi quanti rileggono le sue parole. Dunque, riassumiamole: trasporti pubblici gratis per tutti, asili nido senza spendere un dollaro, blocco degli affitti per tre anni, prezzi popolari in tutti i supermercati, salari a trenta dollari l’ora. Non siamo nel paese di Bengodi descritto da Giovanni Boccaccio nel Decamerone, ma nella più  famosa e affascinante metropoli degli Stati Uniti. 

Potranno diventare realtà gli impegni del felicissimo e sorridente sindaco di New York? Sul suo carro sono stati lesti a salire anche coloro i quali fino a ieri erano 

convinti sostenitori dei repubblicani. Insomma, tutto il mondo è paese e non dobbiamo meravigliarci se le metamorfosi sono immediate.

A Roma, i corrispondenti americani (uno su tutti di cui taciamo il nome per evitargli guai) storcono la bocca e rimangono in attesa, ma sono assai perplessi.

Due pillole di casa nostra per finire. La prima riguarda Maria Rosaria Boccia che nessuno avrà dimenticato per essere stata la protagonista di un caso che portò alle dimissioni del ministro Gennaro Sangiuliano. Si era candidata alle elezioni regionali per la Campania, ora ha deciso di rinunciare perchè è stata raggiunta da un nuovo avviso di reato.

Giusta precauzione? Assolutamente si, forse la prima da quando è entrata di prepotenza nelle cronache del nostro Paese. 

La seconda pillola ha per protagonista un attore, Enzo Iacchetti, la cui popolarità è in declino. Per strappare un titolo sui giornali diventa il censore della condotta altrui: i suoi obiettivi preferiti sono i parlamentari della destra, pochi gli esclusi. Ora, il nostro sta esagerando: se la prende anche con il Papa. Èun pericoloso sovversivo anche lui?

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