Roma, 8 lug. (askanews) – “La democrazia non è di facile esportazione, abbiamo visto che quando ci furono le primavere arabe sembrava che vincessero i liberali e le democrazie ma” poi abbiamo visto che “dietro la prima fila di liberali c’erano i fondamentalisti e quindi la democrazia è andata un po’ a ramengo”. Ma il punto è che “non è neanche giusto imporre i nostri modelli, bisogna lavorare con discrezione, con capacità diplomatiche per cercare di favorire la nascita o il rafforzamento dei partiti politici, e della democrazia, ma andare lì pensando” di imporre i nostri valori poi finisce che si “ottiene l’effetto contrario”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani nel suo intervento al convegno “Democrazia e parlamentarismo nell’area del Mediterraneo”, in corso presso la Sala della Regina di Montecitorio.
Secondo Tajani, inoltre, “non bisogna neanche mortificare l’identità degli altri, la storia degli altri, bisogna semmai convincere che un modello applicato in maniera più idonea a quei paesi può essere più utile anche per loro”. Ma “tutto questo bisogna farlo sempre con un certo garbo, sennò rischiamo di fare i neocolonialisti e ottenere esattamente l’effetto contrario”.
“C’è una sorta di rifiuto del modello europeo occidentale che poi porta” molti di “questi paesi – ha aggiunto il vicepremier – a guardare alla Russia o alla Cina o all’Iran soltanto perché l’Europa ha cercato di imporre con la forza alcuni modelli e questo non funziona, cioè otteniamo l’effetto contrario”.