Roma, 17 ott. (askanews) – La questione salariale “non si può eludere”. Sergio Mattarella lo dice chiaramente in occasione della consegna delle stelle al merito del lavoro. L’analisi del capo dello Stato è senza sconti: il lavoro è cambiato, bisogna prenderne atto ma la sua trasformazione sta creando ingiustizie e divisioni nel mondo del lavoro che “preoccupano” come il fenomeno dei contratti pirata. Le ingiustizie sono legate soprattutto alla diversità di retribuzione tra “piani alti” sempre più remunerati, come i “super manager” che guadagnano “centinaia, o persino migliaia di volte” di più dei “dipendenti delle imprese” e chi sta ai piani più bassi e vive “forme di precarietà non desiderate, subite, talvolta oltre il limite dello sfruttamento”.
Il monito del Presidente della Repubblica coincide con l’approvazione in consiglio dei ministri della manovra di bilancio dal governo. La premier Giorgia Meloni si mostra sicura dei risultati ottenuti: “Sappiamo che in Italia c’è un problema legato ai salari che non si risolve da un giorno all’altro: nei dieci anni precedenti al nostro governo il potere d’acquisto diminuiva di oltre il 2%, la buona notizia è che la tendenza è stata invertita, i salari crescono più dell’inflazione. Quindi la strategia del governo sta dando frutti”.
Ma il ragionamento di Mattarella è più profondo e tocca il significato stesso del lavoro nel nostro paese: “elemento permanente del nostro modello di comunità, rappresenta al tempo stesso, un diritto e un dovere, perché realizza le aspettative di crescita delle persone ed esprime i doveri di solidarietà della coesione sociale del Paese”. “Un’etica civile, quella del lavoro, che ha permeato e permea la nostra società”. Mentre purtroppo “il lavoro oggi procede a velocità diverse. Si creano diaframmi tra categorie, tra generazioni, tra lavoratori e lavoratrici, tra italiani e stranieri, tra territori, tra chi fa uso di tecnologie avanzate e chi non è in condizione di farlo. L’unità del lavoro – avverte Mattarella – è stato uno dei fattori più potenti della crescita economica, sociale, civile del nostro Paese” e ancora ricorda che i “salari sono stati lo strumento principe nel nostro Paese per ridurre le disuguaglianze”. Mettere a rischio “l’equità” può avere conseguenze negative sulla serenità della vita sociale.
Mattarella richiama l’articolo 36 della Costituzione che parla di retribuzioni dignitose. E se pure “la dinamica salariale negativa dell’ultimo decennio vede ora segnali di inversione di marcia” occorre ammettere che “alla robusta crescita dell’economia che ha fatto seguito al Covid, non è corrisposta la difesa e l’incremento dei salari reali, mentre risultati positivi sono stati conseguiti dagli azionisti e robusti premi hanno riguardato taluni fra i dirigenti”, avverte il Presidente segnalando un altro fattore di disuguaglianza da non trascurare: le tasse dei dipendenti pubblici e privati, dei pensionati “forniscono allo Stato il maggior volume di risorse”. Per sanare questa evidente disparità la soluzione non è “inseguire politiche assistenziali quanto, piuttosto, fare una scelta di sviluppo e, quindi, di lungimirante coesione sociale”.