
Schiantata contro il pontile il 28 gennaio scorso, il mercantile Guang Rong trasportava materiali di lavorazione delle cave di Carrara
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Il 28 gennaio la nave mercantile Guang Rong, battente bandiera cipriota, ha perso il controllo della navigazione e si è infranta sul pontile turistico del lungomare di Marina di Massa. La rotonda, che caratterizzava la parte finale del pontile, poco dopo lo scontro è crollata in mare distrutta dall’impatto con l’enorme nave di 100 metri e 10.000 tonnellate di portata lorda. Per fortuna non ci sono state né vittime, né dovrebbero esserci (il condizionale è d’obbligo finché la nave sarà in mare) disastri ambientali. Siamo stati sul posto per guardare con i nostri occhi e raccontare ai lettori di Nuova Ecologia, quelle immagini macabramente spettacolari.
La cronaca: la sera del 28 gennaio 2025 la nave Guang Rong, carica di pietre, scarti di lavorazione delle cave di Carrara, si accingeva ad andare in direzione della diga foranea di Genova, ma il maltempo la costringeva in rada al porto di Carrara, a nord di Marina di Massa dove si sarebbe schiantata poco dopo. La procura sta indagando a riguardo, ma per quello che sappiamo allo stato delle cose, la nave è stata trascinata dal mare grosso a sud fino a schiantarsi sul pontile di Marina di Massa. «Abbiamo perso il simbolo del nostro lungomare», ci racconta la proprietaria di uno stabilimento balneare. Per fortuna non ci sono stati né morti, né feriti, ma enormi danni strutturali.
La nave è stata posta sotto sequestro e il procuratore capo della procura di Massa, Piero Capizzotto, ha reso noto di aver aperto una inchiesta per il naufragio: come si evince dai comunicati stampa ufficiali della procura, della guardia costiera subito ripresi dalla stampa locale, il capitano Milan Durisic sarebbe indagato per naufragio colposo ed è noto che la nave fosse stata già fermata in passato per irregolarità e fermi amministrativi volta sanati dall’armatore.
In un primo momento il forte odore di nafta che si è diffuso nell’aria circostante ha fatto temere il disastro ambientale: sono ben 102 le tonnellate di gasolio che riempivano il carburante dell’enorme nave mercantile, dotata anche di una grande gru sul ponte della nave. Per fortuna il serbatoio ha retto l’impatto e l’odore e le chiazze scure viste in mare dagli elicotteri erano probabilmente attribuibili all’acqua di sentina, (la parte oleosa presente nelle parti meccaniche delle navi mischiata all’acqua di mare). A pochi giorni dall’impatto, l’odore di gasolio è scomparso e l’acqua a riva per fortuna è limpida. Si è stati con il fiato sospeso per almeno due giorni: il mare grosso ha infatti impedito di iniziare subito i lavori di messa in sicurezza dei serbatoi e anche i sommozzatori non sono potuti intervenire perché la visibilità sottacqua era troppo bassa. Sono stati subito posti in mare invece i panni assorbenti che finora risultano puliti.
Arpat è già intervenuta iniziando i campionamenti: il direttore generale Pietro Rubellini ha fatto sapere tramite conferenza e comunicato stampa che l’Agenzia ha individuato sei punti di monitoraggio: 4 intorno alla nave e 2 vicino alla riva per fare campionamenti e rilevare lo stato biologico delle acque e monitorare l’evoluzione della matrice ambientale durante le fasi di rimozione del relitto. Anche Ispra si è recata sul posto per verificare se ci fossero problemi per l’avifauna marina e finora pare che il disastro ambientale sia stato scongiurato. Chiaramente la nave ha attratto col suo macabro spettacolo molti curiosi soprattutto nel fine settimana. Quando siamo stati sul luogo (giovedì 6 febbraio, ndr) il sole era tornato e nella zona, presidiata da Carabinieri, vigili urbani, Guardia Costiera e addetti ai lavori, e le autorità stavano predisponendo i mezzi deputati all’aspirazione del carburante dal serbatoio. Secondo quanto si legge dalla stampa locale l’armatore sembrerebbe deciso a trattare la nave come relitto, perché i costi di rimessa in servizio supererebbero il valore della nave stessa.
È notizia di sabato 8 febbraio che dopo svariate riunioni fiume è arrivata l’approvazione finale del piano operativo di svuotamento dei serbatoi da parte della Procura, della Capitaneria di Porto e degli altri enti chiamati a valutare il piano. Per le tempistiche molto dipenderà dalle condizioni meteo e del mare, ma dovrebbero servire un paio di giorni per la predisposizione di mezzi ed attrezzature e poi dovrebbe iniziare l’aspirazione del carburante che potrebbe richiedere alcuni giorni. Abbiamo aspettato il tramonto per fotografare il relitto, ancora pieno di pietre. La foto genera inquietudine e riflessioni che vanno al di là della cronaca dei fatti. In attesa che lo svuotamento dei serbatoi proceda senza intoppi e che inizi presto l’azione di rimozione, alla magistratura, il compito di indagare su tutti gli aspetti legati a questo incidente. Ai giornalisti il compito di monitorare gli accadimenti.