
Spopola in tutto il mondo la piattaforma di rating per la sostenibilità della moda. Lo slogan non lascia dubbi: “Indossa il cambiamento che vuoi vedere”
Negli ultimi anni la moda sta cercando di avvicinarsi di più alla sostenibilità. Dalla produzione alla scelta dei materiali, gli acquirenti sono sempre più esigenti e informati sulla filiera e su quello che indossano.
E mentre il mondo della moda “tradizionale” si basa su modelli di business che considerano esclusivamente i consumi, la moda sostenibile vuole sensibilizzare produttori e acquirenti cercando di fondere il profitto con valori eco-friendly.
Oltre alle iniziative già note nell’immaginario collettivo contro il fast fashion, come manifestazioni e apertura di negozi di seconda mano (stile Brick Lane), negli ultimi anni sono nate molte app, spesso intuitive e facilissime da utilizzare, per rendere più piacevole e consapevole il momento della transazione vendita – acquisto.
Dopo il disastro di Rana Plaza, in Bangladesh, dove nel 2013 sono rimasti uccisi più di 1000 lavoratori in una fabbrica che produceva vestiti per marchi europei ed americani, Gordon Renouf e Sandra Capponi in Australia hanno fondato nel 2015 Good on You, considerato il miglior servizio per gli utenti sulla moda etica, con l’obiettivo di “puntare il dito” contro lo sfruttamento del lavoro nell’industria del fashion.
Good On You si definisce come una piattaforma di rating di sostenibilità per la moda. Raccoglie infatti per ogni marchio migliaia di dati pubblicati dall’azienda stessa su circa 100 parametri riguardo alla sostenibilità, rispettando anche diversi punti (5, 12, 13, 14, 15) dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 delle Nazioni Unite.
Lo scopo delle valutazioni della app è quello di incentivare una maggiore trasparenza da parte dei marchi attraverso un punteggio da 1 a 5: il minimo per le azioni da evitare (“we avoid”) e il massimo per le buone pratiche (“great”), arrivando così a una valutazione complessiva finale del marchio.
Pur essendo stata fondata quasi 10 anni fa, il suo successo è in forte aumento, perché l’interesse nei confronti delle app di moda sostenibile (per esempio Vinted, specializzata in compravendita di abiti usati) ha subito dopo il Covid un’accelerazione che ha portato a numeri quadruplicati rispetto all’anno di nascita. I marchi presenti nel sistema Good on You sono quelli più trendy e attraenti per il pubblico, tanto che negli ultimi anni alcuni dei marchi più impegnati hanno addirittura chiesto spontaneamente di essere valutati.
“La moda aiuta a plasmare l’identità di ognuno – ha dichiarato l’attrice e attivista Emma Watson riguardo a Good On You – Cosa indossiamo indica chi siamo e per cosa combattiamo. Io sostengo Good On You perché ho bisogno di sapere che i miei vestiti non danneggiano il nostro prezioso pianeta o i suoi abitanti”.
È da sottolineare anche che i marchi più noti e con maggiore diffusione a livello globale hanno i risultati più preoccupanti, soprattutto per quanto riguarda il greenwashing e informazioni troppe vaghe in merito all’impegno sostenibile. Nonostante il grande successo della app, il team di Good On You vuole espandersi ancora, non solo per rendere i marchi più sostenibili ma soprattutto per allargare la rete dei consumatori consapevoli, con il triplice obiettivo di ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, limitare il flusso di rifiuti e migliorare le condizioni di lavoro.
Sulla scia di Good On You, nel 2020 ad Amsterdam quattro italiani hanno dato vita a Renoon, un’app simile, che promette di aiutare il cliente nella ricerca di marchi più sostenibili grazie a diversi parametri. Tutto per allontanarsi dal modello consolidato, e troppo dannoso, del “fast fashion”.