Nuovo minimo storico di nascite nel 2024, solo le Regioni alpine resistono all’inverno demografico

Anche nel 2024 l’Italia segna un nuovo record negativo sul fronte delle nascite. I dati diffusi oggi dall’Istat parlano chiaro: i nati residenti sono 369.944, quasi 10mila in meno rispetto al 2023. È l’ennesimo capitolo di un declino demografico che prosegue ininterrotto dal 2008 e che ha portato, in poco più di quindici anni, a una perdita complessiva di oltre 207mila nascite (-35,8%).

L’Italia si conferma così ai minimi storici dai tempi dell’unità nazionale, con un tasso di 1,18 figli per donna. La causa principale non è solo la scarsa propensione ad avere figli, ma anche la riduzione del numero di potenziali genitori, cioè delle generazioni nate dalla metà degli anni Settanta in poi, sempre più esigue. Un fenomeno complesso, dunque, che intreccia fattori culturali, economici e sociali.

Le eccezioni alpine: Valle d’Aosta, Trentino e Alto Adige

Dentro questo “inverno demografico”, tuttavia, si distinguono tre isole di resistenza: la Valle d’Aosta, con un aumento delle nascite del +5,5%, e le Province autonome di Bolzano (+1,9%) e Trento (+0,6%).

Tre territori di montagna, tre zone a statuto autonomo, che mostrano una vitalità demografica controcorrente. Secondo gli analisti, le ragioni sono molteplici: una migliore qualità della vita, servizi familiari più efficienti, politiche di sostegno economico più mirate e una forte identità territoriale che favorisce il radicamento.

C’è anche un altro elemento che spiega la differenza: negli ultimi anni è aumentato il numero di persone che scelgono di vivere in aree montane, purché dotate di infrastrutture, connessioni digitali e opportunità di smart working. La combinazione di natura, lavoro flessibile e servizi funzionali sta rendendo queste regioni più attrattive, anche per giovani famiglie.

Le conseguenze economiche e sociali dell’inverno demografico

Oltre alla flessione complessiva delle nascite, il rapporto Istat mette in luce altri aspetti significativi. Le nascite restano stabili solo nelle famiglie miste, dove almeno uno dei genitori è straniero, segno che la componente migratoria continua a svolgere un ruolo decisivo nel contenere il calo demografico.

Il progressivo invecchiamento della popolazione porta però conseguenze dirette sul sistema economico: cala la forza lavoro disponibile, con effetti sulla produttività, sulla sostenibilità delle pensioni e sui servizi di welfare. Le imprese, nel frattempo, segnalano una crescente difficoltà nel reperire manodopera qualificata.

 

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