Occhio alla famiglia che ha scelto di vivere nel bosco in Abruzzo, la rivolta al sistema educativo classico è dietro l’angolo

Da ormai qualche settimana c’è una famiglia alternativa le cui gesta sono seguite con passione da milioni di spettatori in diretta tv. A Palmoli, in provincia di Chieti, due genitori, Catherine Birmingham e Nathan Trevallion, hanno deciso di vivere insieme ai loro tre figli in mezzo alla natura. La loro situazioni non è certamente simile a quella delle tribù dell’Amazzonia, ma il caso non è comunque sfuggito ai servizi sociali, che seguono la vicenda. Così come sempre accade in Italia, si sono già create le fazioni pro e contro, creando un terreno fertile per opinionisti televisivi, pronti a condannare la scelta isolazionista dei due coniugi, o, diversamente, appoggiando la loro scelta alternativa, che è una via di mezzo tra unschooling come approccio quotidiano e la scuola parentale, validata alla fine da una certificazione esterna.

Al giornalista in realtà non spetterebbe essere l’ennesimo tifoso da stadio, ma cercare di comprendere anche solo minimamente il fenomeno. Non sfugge infatti che la famiglia abbia detto di aver avuto l’appoggio di moltissimi italiani, al punto che il padre neanche riesce più a rispondere a tutte le mail ricevute. Questo denota un’ammirazione che potrebbe portare all’aumento di casi simili, considerando che il costo della vita ha raggiunto vette poco sostenibili per molti, insofferenti all’acquisto dell’ennesimo libro nuovo, ultima edizione. Quindi lì dove non arrivano le risposte della politica, potrebbero arrivare quelle di chi ripudia il sistema educativo convenzionale tout court, con un danno enorme per chi ogni giorno si impegna a fare buona scuola. La società può muoversi a velocità più veloce di chi ci governa.

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