Ora legale e ora solare: gli effetti sul cielo notturno

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In Italia c’è di nuovo l’ora solare. Stando ai dati Terna però, durante i 7 mesi di ora legale del 2023 il Paese ha risparmiato circa 90 milioni di euro. Dall’efficienza energetica all’inquinamento luminoso: tante le questioni legate all’utilizzo delle luci artificiali e alla necessità di adottare una regolamentazione corretta

Alle 3 della mattina di domenica 29 ottobre le lancette degli orologi degli italiani sono tornate un’ora indietro, segnando così il consueto passaggio dall’ora legale – che tornerà nuovamente nella notte tra il 30 e il 31 marzo 2024 – all’ora solare. Una consuetudine, introdotta nel 1916, che in Italia avviene in maniera stabile dal 1996. L’utilizzo dell’ora legale ha infatti come obiettivo principale il risparmio energetico derivante dallo sfruttamento della maggior quantità di luce naturale nella stagione estiva.
Da alcuni anni, tuttavia, il cambio dell’ora è diventato protagonista di un dibattito riguardo vantaggi e svantaggi che comporta. Non a caso, nel 2019 il Parlamento europeo, sulla spinta dei paesi del Nord che per via della vicinanza al Polo non hanno nessun guadagno dal cambio dell’ora, ne ha votato l’abolizione entro il 2021 – scadenza slittata a data da destinarsi a causa della pandemia del 2020 – lasciando ai Paesi membri la possibilità di decidere quale dei due orari mantenere. Una decisione che comporterebbe benefici in termini economici e di salute: il passaggio dall’ora solare a quella legale e viceversa ha infatti conseguenze sugli esseri umani che vanno dall’alterazione del ritmo circadiano, ovvero il ciclo sonno-veglia, al mini jet-lag.

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La posizione dell’Italia

Per quanto riguarda l’Italia, attualmente non sembra disposta ad abolire il cambio dell’ora, nonostante il passaggio permanente all’ora legale comporterebbe un risparmio in termini economici di diversi milioni di euro. Stando ai dati Terna, società che si occupa della rete di gestione della corrente elettrica nazionale, durante i 7 mesi di ora legale del 2023, l’Italia avrebbe risparmiato circa 370 milioni di kWh, corrispondenti a circa 90 milioni di euro. Dal 2004 al 2023 il risparmio energetico legato all’ora legale sarebbe stato di circa 11,3 miliardi di kWh, ovvero circa 2,1 miliardi di euro. Ma non è solo l’economia a guadagnarci: sempre i dati di Terna riportano che, nel 2023, durante il periodo di ora legale si sarebbe avuta una riduzione in termini di emissioni di CO2 nell’atmosfera di circa 180 mila tonnellate.

Il cambio dell’ora influisce anche sull’utilizzo delle luci artificiali, diventando così un elemento fondamentale dell’inquinamento luminoso dei nostri cieli. Legato a un uso eccessivo e spesso incontrollato delle luci notturne, questa forma di inquinamento riguarda tutti gli ambiti della vita umana e non. Dall’astronomia, in cui le luci urbane producono una diffusione della luce artificiale (il cosiddetto skyglow) tale per cui diviene difficile, se non impossibile, vedere le stelle (come nel caso dell’Italia, dai cui cieli è sparita, apparentemente, la Via Lattea), fino al benessere degli esseri viventi.

Luce artificiale, gli effetti negativi sugli esseri viventi

Negli esseri umani, ad esempio, l’esposizione prolungata alle luci artificiali notturne – prerogativa dei Paesi occidentali industrializzati – è un fattore che può indurre patologie come insonnia, mal di testa, problemi cardiaci, alterazione del ritmo circadiano, solo per fare alcuni esempi. Per quanto riguarda piante e animali, invece, la luce artificiale può avere effetti negativi e talvolta mortali. Le tartarughe di mare per esempio, si schiudono sulla terraferma per poi gettarsi in acqua seguendo l’orizzonte luminoso. Attratte dalle luci artificiali possono essere indotte a sbagliare direzione, non riuscendo a raggiungere il mare o rimanendo uccise dal traffico veicolare. Per non parlare poi della sicurezza stradale notturna: è convinzione generale dell’epoca contemporanea che tanta luce sia sinonimo di maggiore sicurezza, laddove invece diversi studi hanno dimostrato che non è la quantità, ma la qualità della luce, a stabilire la sicurezza di una strada. Secondo l’IDA (International Dark Sky Association) si dovrebbe pertanto puntare a un efficientamento energetico (ovvero, meno luce ma orientata meglio). L’Italia, dal canto suo, fra i Paesi del G20 è uno di quelli maggiormente inquinati dalla presenza di luci artificiali, rendendo necessaria l’adozione di strategie volte a ridurre il problema, partendo da campagne di educazione e sensibilizzazione della cittadinanza.

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