
Una recensione appassionata del libro “M49 – Un orso in fuga dall’umanità” di Massimo Filippi scritta da Nadia Lenarduzzi, che ha contattato la nostra redazione scrivendo “Ho maturato il desiderio far conoscere il dispiacere e il dissenso per la modalità di considerare e gestire la situazione degli orsi e degli animali selvatici dentro e fuori dai Parchi”
L’uccisione dell’orsa Amarena e la fine di Juan Carrito – l’orso marsicano, simbolo del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise investito da una macchina – rappresentano solo un esempio, tra i tanti, di mancata realizzazione di una convivenza possibile. C’è un libro dal titolo “M49 – Un orso in fuga dall’umanità” che affronta questo tema in modo nuovo. Il fatto che l’autore del libro, Massimo Filippi, scriva facendo parlare l’orso M49 in prima persona, può apparire una presunzione umana ma non è una novità. L’intento è simile a quello di Daniel Stern, ricercatore, autore di “Diario di un bambino”, in cui il protagonista è un bambino di pochi mesi che esprime in modo poetico la sua esperienza di vita.
L’autore del piccolo dirompente libro su M49, spiega, con una citazione di Deleuze in “Avviso alla fuggiasche”(1): “scrivendo si dona sempre scrittura a coloro che non l’hanno, ma essi donano alla scrittura un divenire senza il quale essa non sarebbe”. Il testo, in questo libro, va considerato insieme alle illustrazioni che si intrecciano alla storia di M49. Leggendo le parole e guardando i disegni ne attiviamo il potere immaginifico. Le illustrazioni presenti, con linee al tratto su fondo nero sanno riassumere; hanno il potere di condensare il discorso. Molte parole in questo libro incarnano un conflitto e un’identità.
Il linguaggio di oggi, che prevale nella comunicazione, è privilegio linguistico delle maggioranze. In questo libro le maggioranze e minoranze non sono concetti matematici ma politici. Il numero delle minoranze animali minacciate dall’uomo è sconfinato, eppure sono minoranze, senza parole. Il modo in cui l’autore scrive, oltrepassando barriere di stile e sintassi, mostra che il linguaggio non è uno strumento ma è qualcosa che ci “usa”. La parola può essere inclusiva o esclusiva. Ad esempio se cerchiamo di scrivere al femminile, applicando le regole dell’italiano ad alcune parole, scopriamo che non sono storicamente declinate al femminile. In questo libro le parole dell’orso diventano spazio di riconoscibilità di soggetti: dietro questo tema c’è l’identità dell’orso ma anche la nostra.
Leggi anche Uccisa a fucilate l’orsa Amarena nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise
Trentino, rinvenuti ben tre orsi morti in 13 giorni. Serve una corretta gestione dei carnivori
Il protagonista è Unorso, Tra, M49 ….Ogni nome ci disorienta, crea una possibilità ulteriore facendo dilagare immagini e parole che fanno esplodere il linguaggio, mostrando in quanti modi possiamo evocare la realtà mentre leggiamo. La morte cruenta per responsabilità umana di animali selvatici, in particolare se sono in via di estinzione, nei boschi ma anche nei Parchi nazionali, crea in molti umani un senso di dolore e di assenza. L’assenza non sempre significa vuoto, quella che vi propongo è ricca di fermenti. “L’appello agli assenti serve per fare l’appello ai presenti perché si risveglino” (2) E se c’è un libro che contiene insieme all’orso, vivo e palpitante anche la forza di questo risveglio è “M 49”.
- 25, “M49 Un orso in fuga dall’umanit”à, Massimo Filippi, Ortica Edizioni,2022.
- tratto dal discorso di Chandra Candiani al festival Torino Spiritualità, 1 ottobre 2023.