Non è escluso che Chiara Ferragni chieda alla Procura di Milano di essere interrogata per dare la sua versione e spiegare che le accuse (tra cui quella di truffa aggravata ndr) che le sono state mosse non hanno alcun fondamento e ribadire che si è trattato di “un errore di comunicazione”. All’indomani della chiusura delle indagini in cui l’influencer, con l’allora suo braccio destro, Fabio Damato, e con altre due persone risponde di truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua, la linea difensiva assume sempre più contorni definiti.
Chiara Ferragni vuole farsi interrogare dai magistrati
“Con i pubblici ministeri terremo un confronto aperto – spiega l’avvocato Giuseppe Iannaccone, che col collega Marcello Bana difende Ferragni- e non escludo un confronto personale da parte di Chiara”. Un confronto che potrebbe diventare un ‘passaggio obbligato’ per cercare di far cambiare idea ai pm e ottenere una richiesta di archiviazione. I legali dell’imprenditrice digitale stanno studiando le carte e lavorando a una corposa memoria da depositare al pm Cristian Barilli e all’aggiunto Eugenio Fusco per replicare alle accuse in punto di diritto. Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana da mesi sono al lavoro per replicare alle accuse. I due avvocati, nei giorni scorsi hanno spiegato che ritengono che “questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcom” con un versamento di un milione. “Avvieremo al più presto un confronto con i pubblici ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima”.
In sostanza i difensori, come prevede il codice, avranno tempo 20 giorni (il termine non è obbligatorio) per presentare memorie, esiti di loro indagini o per chiedere l’interrogatorio della influencer in modo che possa mettere a verbale la sua versione. Se l’archiviazione non arriverà, il pm Cristian Barilli e l’aggiunto Eugenio Fusco andranno avanti ed eserciteranno l’azione penale.
Di cosa è accusata Chiara Ferragni
Consumatori “danneggiati” con “informazioni fuorvianti” e “ingiusto profitto” di oltre 2 milioni e 200 mila euro a cui si aggiunge il beneficio di un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”. Con la chiusura delle indagini per truffa aggravata, la Procura di Milano cala le prime carte nei confronti di Chiara Ferragni, del suo ex collaboratore Fabio Damato, di Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’azienda piemontese e di Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID s.p.a. per il caso del pandoro “Pink Christmas” e per le uova di cioccolato di Pasqua “Dolci Preziosi”.
Nell’atto di chiusura della indagini, in base agli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, si sostiene che l’”operazione commerciale del pandoro Limited Edition”, ed in particolare la “correlazione tra l’acquisto del prodotto e il contributo alla raccolta di fondi a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino” avrebbe indotto “in errore un numero imprecisato di acquirenti” con “corrispondente danno alle persone offese”. In più ci sarebbe stato un “ingiusto profitto” di un milione e 75 mila euro per l’imprenditrice, la quale avrebbe avuto anche un un “ritorno di immagine”.
Secondo gli inquirenti sarebbero state “propalate informazioni fuorvianti” nella campagna, specialmente via social e web, concordata tra l’influencer e il suo staff con l’azienda di Cuneo – il contratto è datato 21 novembre 2021 – per “commercializzare e promuovere il prodotto in edizione limitata” in vista del Natale 2022 a un “costo medio di acquisto pari a circa € 9,37 per confezione, a fronte di circa € 3,68″ della confezione tradizionale. Si spiegava che il ricavato sarebbe servito “a finanziare un percorso di ricerca” dedicato ai bimbi curati al Regina Margherita e si sarebbe omesso “di riferire – è l’ipotesi – che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco (…) aveva effettuato” il 2 maggio 2022 “un versamento di 50.000 euro a favore dell’ospedale” e che non c’era “correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita”.
Per la vicenda anche la casa dolciaria avrebbe avuto un ingiusto profitto pari alla vendita “di almeno 362.577 pandori”, per un importo di oltre 2 milioni di euro. Gli avvocati Alessandro Pistochini e Alessandra Bono, legali di Alessandra Balocco, fanno sapere che in “quasi cento anni di storia ha sempre rispettato i suoi consumatori” e che c’è “piena fiducia nel lavoro della magistratura” nella convinzione “di dimostrare la correttezza dell’operato”.
Uno schema non molto diverso quello che riguarda le uova di cioccolato al centro di una campagna biennale (2021-2022) per la quale Cerealitalia-ID s.p.a ha corrisposto all’influencer 400 mila e 750 mila euro per “promuovere il prodotto in edizione limitata “Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate”. Anche in questi due casi è stata ravvisata “una pubblicità ingannevole condivisa via social, media e web” con frasi come ‘le mie uova supportano i bambini delle fate’”.
E ancora una volta sarebbe stato omesso di dire che l’azienda produttrice pugliese ha versato nei due anni 36mila euro all’associazione dedicata ai piccoli e “che nessun legame sussisteva tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita del prodotto”, che avrebbe fruttato anche a Cerealitalia-ID s.p.a profitti pari a 5.665.177,24 euro e 7.459.310,21 euro e alla influencer un milione e 150 mila euro. Oltre ad “un ritorno di immagine”.
L’articolo Pandoro e uova di Pasqua, Chiara Ferragni vuole farsi interrogare per evitare il processo: ecco cosa rischia proviene da Blitz Quotidiano.