
Nella sentenza del tribunale di Palmi previste pene fino a 22 anni di reclusione, confische patrimoniali e l’obbligo di bonifica. Dalle indagini emerse infiltrazioni mafiose. Esulta Legambiente, parte civile nel processo “Malapigna”: “Una vittoria per l’ambiente, per la legalità e le comunità”
Pene fino a 22 anni di reclusione, confische patrimoniali e l’obbligo di bonifica ambientale. È quanto previsto dalla sentenza con cui il 23 settembre il tribunale di Palmi, cittadina della provincia di Reggio Calabria, ha condannato nell’ambito del processo “Malapigna” i responsabili di un vasto sistema criminale che smaltiva in modo illecito rifiuti nell’area di Gioia Tauro.
Dalle indagini che hanno portato al processo è emerso un meccanismo strutturato che vedeva coinvolti imprese e soggetti privati sotto la regia di soggetti legati alla ’ndrangheta.
La sentenza del tribunale di Palmi rappresenta un’importante vittoria per chi da anni si batte per la tutela ambientale della Piana di Gioia Tauro. In prima linea in questa battaglia c’è Legambiente, costituitasi parte civile nel procedimento con l’avvocato del CeAG (Centro di azione giuridica) Calabria Alessandro Elia. Oltre al rimborso delle spese processuali, l’associazione ambientalista ha ottenuto il riconoscimento del danno subito e un risarcimento di 15.000 euro.
“Questa sentenza è una vittoria per l’ambiente, per la legalità e per tutte le comunità che da anni subiscono le conseguenze dell’inquinamento e dell’illegalità – ha dichiarato la presidente regionale di Legambiente, Anna Parretta – Il riconoscimento del nostro ruolo rafforza il presidio civico che Legambiente esercita ogni giorno nei territori più fragili e colpiti dalla criminalità ambientale”.
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