Al Festival d’Animazione di Annecy, in Francia, Disney e Pixar hanno trasformato quella che doveva essere una semplice presentazione di Elio in un evento memorabile. Pete Docter, Chief Creative Officer di Pixar, ha sorpreso il pubblico con un annuncio che nessuno si aspettava: non uno, ma tre nuovi progetti pronti a ridefinire il futuro dello studio. E tra questi spicca Gatto, un film che segna una svolta stilistica radicale per la casa di produzione californiana. “Il più grande festival del mondo“, così Docter ha definito Annecy davanti a una platea in estasi. E il festival francese si è rivelato ancora una volta il palcoscenico ideale per rivelare le carte di uno degli studi d’animazione più influenti del pianeta. Dal 1995, quando Toy Story rivoluzionò l’industria come primo lungometraggio interamente realizzato in computer grafica, Pixar ha continuato a spingersi oltre i confini della tecnologia e della narrazione. Ma questa volta il salto è diverso.
Gatto, previsto per l’estate 2027, rappresenta qualcosa che Pixar non aveva mai osato prima: un look distintivo dipinto a mano che fonde texture 2D con l’animazione CG all’avanguardia. Il pubblico di Annecy è letteralmente impazzito quando Docter ha mostrato i primi test d’animazione, sequenze che sembrano quadri veneziani prendere vita sullo schermo. La ricchezza cromatica delle ambientazioni veneziane, la profondità delle ombre, il modo in cui la luce gioca sui canali: tutto parla di un’Italia dipinta con occhio innamorato. Il progetto riporta alla regia Enrico Casarosa, il filmmaker italiano che aveva già conquistato il pubblico con Luca nel 2021. Quella volta ci aveva portato nelle Cinque Terre, in un’estate sospesa tra mare e trasformazione. Ora torna a casa sua, l’Italia, ma stavolta sceglie Venezia come protagonista silenziosa. E non la Venezia da cartolina: quella dei misteri, delle ombre lunghe, dei vicoli che nascondono segreti.

La storia segue Nero, un gatto nero che dopo anni passati a muoversi tra i canali della Serenissima inizia a interrogarsi sulla propria esistenza. Ha vissuto la vita giusta? È un felino particolare: non sa nuotare, ama la musica (o almeno la sua coda la ama), ed è invischiato con un boss della malavita felina locale. Quando Maya, un’artista di strada, lo adotta contro la sua volontà, Nero si ritrova in una coppia improbabile che potrebbe finalmente portarlo a scoprire il suo vero scopo. A meno che il lato oscuro di Venezia non prevalga prima. Il concept artistico ricorda i maestri dell’illustrazione italiana, con pennellate che evocano tanto il realismo magico quanto l’espressionismo colorato. È un azzardo stilistico notevole per uno studio che ha fatto della perfezione tecnica fotorealistica uno dei suoi marchi di fabbrica. Ma forse è proprio questo il punto: dopo trent’anni di innovazione digitale, Pixar sembra voler recuperare il calore dell’artigianato manuale, quella imperfezione umana che rende un’opera d’arte riconoscibile.
Durante l’evento, Docter è stato introdotto nella Walk of Fame di Annecy, un riconoscimento che celebra il suo contributo straordinario all’animazione mondiale. Dal suo lavoro come animatore supervisore sul primo Toy Story fino ai capolavori da regista come Up, Inside Out e Soul, Docter ha dimostrato una capacità unica di tradurre emozioni complesse in narrazioni universali. La sua presenza ad Annecy non è stata solo celebrativa: è stata una dichiarazione d’intenti. La scelta di mescolare tecniche tradizionali e digitali non è nuova nell’animazione contemporanea: Sony Pictures Animation ha sperimentato con successo questo approccio in Spider-Man: Un nuovo universo. Ma per Pixar, storicamente sinonimo di innovazione CG, rappresenta un cambio di paradigma. È come se lo studio volesse ricordare a se stesso, e al pubblico, che l’animazione non è solo questione di processori e rendering: è arte, artigianato, visione umana.

Quando Docter ha chiuso la presentazione ad Annecy, le sue parole hanno riecheggiato quelle di una canzone che ha definito una generazione: Hai un amico in me. Trent’anni dopo, quel messaggio resta invariato. Pixar continua a essere un amico fidato per chi crede nel potere delle storie, nell’emozione dell’animazione, nella capacità del cinema di farci vedere il mondo con occhi nuovi. Anche se quegli occhi, stavolta, appartengono a un gatto nero che si aggira per i canali di Venezia.
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