
Un tesoro perduto: 945 mila tonnellate di materiali riciclabili smaltite in modo errato ogni anno. I numeri del rapporto di Erion, che propone più punti di raccolta e campagne di sensibilizzazione per colmare il divario con gli obiettivi europei
Ogni anno quasi un milione di tonnellate di rifiuti potenzialmente riciclabili finiscono nel sacco nero, perdendo così la possibilità di essere recuperate e reimmesse nei cicli produttivi. È quanto emerge dallo studio condotto da Erion, in collaborazione con IPLA e il Politecnico di Milano, che ha analizzato per un intero anno, da luglio 2024 a luglio 2025, la composizione del rifiuto urbano indifferenziato in 15 città italiane.
Secondo lo studio, oltre 945 mila tonnellate di materiali ogni anno vengono conferite erroneamente: 100.872 tonnellate di piccoli RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche come phon, frullatori, lampadine), 5.820 tonnellate di batterie portatili e quasi 839 mila tonnellate di rifiuti tessili. Si tratta di un vero e proprio tesoro nascosto di materie prime seconde che “perdiamo”, con conseguenze ambientali ed economiche davvero importanti.
Lo studio, che è stato presentato ufficialmente il 14 ottobre 2025 al Museo dell’Ara Pacis di Roma, mostra come il corretto conferimento di questi materiali potrebbe far compiere un salto decisivo ai tassi di raccolta nazionali. In particolare, la quota di raccolta dei RAEE passerebbe dal 17% al 37%, quella delle batterie portatili dal 25% al 52%, mentre i rifiuti tessili salirebbero dal 13% al 74%. Dati che avvicinerebbero sensibilmente l’Italia agli obiettivi europei: 65% per i RAEE e 45% per le batterie.
Il problema principale resta la scarsa consapevolezza dei cittadini e la limitata accessibilità dei punti di raccolta. Spesso piccoli dispositivi elettrici o indumenti usati vengono gettati con i rifiuti indifferenziati per mancanza di informazioni o di infrastrutture adeguate. Una scelta apparentemente innocua che, in realtà, comporta la perdita di materiali preziosi – metalli, plastiche tecniche, tessuti – e obbliga il Paese a ricorrere a nuove estrazioni di risorse naturali.
Per invertire la tendenza, Erion propone due azioni principali: rafforzare la comunicazione ambientale e potenziare la rete di raccolta. Da un lato, servono campagne di sensibilizzazione mirate, capaci di parlare ai cittadini nei luoghi in cui vivono e lavorano; dall’altro, occorre investire in infrastrutture capillari, accessibili e tecnologicamente avanzate.
«I risultati di questo studio rappresentano un punto di partenza fondamentale per orientare interventi mirati e ripensare le nostre strategie – sottolinea Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organization – Le evidenze raccolte dimostrano che esiste un potenziale straordinario di recupero, ma ci impongono anche una riflessione urgente sui metodi attuali e sulla concreta capacità di assorbimento del mercato delle materie prime ottenute dal riciclo. Serve un approccio sistemico che combini infrastrutture più intelligenti, comunicazione mirata per ogni contesto urbano e la capacità di intercettare i cittadini dove vivono e lavorano».
L’obiettivo di Erion è chiaro: trasformare ciò che oggi finisce nel “canale sbagliato” in una risorsa per l’economia circolare, riducendo l’impatto ambientale e rafforzando la competitività del Paese. Perché dietro ogni piccolo rifiuto elettronico, batteria o abito usato, si nasconde un potenziale che l’Italia non può più permettersi di sprecare.