Ritorno al futuro ha compiuto 40 anni il 3 luglio e torna al cinema per celebrare la data più iconica della saga, il 21 ottobre. Un classico che ha sfidato le epoche, diventando l’icona definitiva della fantascienza pop. Quarant’anni dopo il 1985, il film di Robert Zemeckis è di nuovo in sala, pronto a far sognare chi lo conosce a memoria e a incantare le nuove generazioni.
Ma come lo spieghi a chi non l’ha mai visto e ti dice che è “un film un po’ vecchio”? Un film un po’ vecchio dalle mie parti, direbbe Marty McFly. In realtà è ancora una delle commedie sci-fi più lucide mai realizzate: un meccanismo perfetto che unisce ritmo, ironia e tenerezza senza mai perdersi nel tecnicismo o nella nostalgia. Rivederlo oggi non è un atto di malinconia, ma un riconoscimento della sua perfezione formale: ogni inquadratura, battuta e dettaglio funzionano ancora come un orologio.
Il “tempo” è una forza che modella i corpi e le scelte, un ostacolo fisico e morale. Zemeckis dirige con eleganza e precisione, catturando l’armonia del cinema anni ’80 e trasformando ogni dettaglio in materia viva del periodo che racconta. Ritorno al futuro non invecchia perché sa riflettere sui passaggi generazionali con leggerezza, portando in scena il desiderio di cambiare il passato per ritrovare noi stessi, con la consapevolezza che forse ciò che troveremmo non ci piacerebbe. Perché siamo questo: imperfetti, ma vivi, con addosso un percorso unico e inimitabile.
La nascita di un’icona senza tempo

L’idea nasce da un lampo di Bob Gale, che un giorno trova l’annuario del liceo del padre e si chiede come sarebbe stato conoscerlo da coetaneo. Racconta l’intuizione a Robert Zemeckis e da quella scintilla prende forma una delle sceneggiature più geniali del cinema moderno. Steven Spielberg entra come produttore esecutivo, ma il progetto viene inizialmente rifiutato da diversi studi, giudicato “troppo pulito” per l’umore cinico delle commedie di quegli anni.
Ritorno al Futuro piacque molto al presidente Usa Ronald Reagan che, a differenza dei timori dei produttori, gradì la parte in cui il Doc Brown del 1955 resta scioccato nello scoprire che nel 1985 l’attore era a capo degli Stati Uniti.
La Universal infine accetta: le riprese scorrono veloci e nel 1985 arriva un successo planetario. Nasce così un franchise che trascende il film: trilogia, cartoni animati, fumetti, videogiochi, musical e persino attrazioni da parco. Tutto da una domanda semplice e potentissima: e se potessi incontrare i miei genitori da giovani?
Due epoche che si rispecchiano

Ambientato nel 1955, ma intriso di estetica anni ’80, Ritorno al futuro è un teen movie travestito da fantascienza, un cortocircuito irresistibile tra due epoche che si riflettono a vicenda. L’America da cartolina dei diner e del ballo “Incanto sotto il mare” diventa il campo da gioco di una generazione che riscrive i propri miti con l’audacia del presente. Il tono è pop, ironico, sincopato, un ibrido perfetto tra la comicità di Landis e la spensieratezza contagiosa di Columbus.
Quel doppio sguardo – un adolescente dell’85 catapultato nei ’50 – è la chiave del suo fascino: guardare indietro per andare avanti. La tecnologia, che allora era promessa e oggi è inquietudine, diventa metafora di autodeterminazione. Oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale, la tensione fra memoria e futuro che il film esprime sembra ancora più urgente.
La forma del tempo
Il 1955 di Ritorno al futuro è un set lucidissimo: diner cromati, gonne a ruota, parcheggi suburbani, palchi scolastici dove esplode il rock’n’roll. Un mondo costruito per essere iconico, nostalgico e riconoscibile al primo sguardo. Ma l’anima del film resta negli anni ’80: il gilet imbottito scambiato per un salvagente, il denim su denim, le Nike bianche, lo skateboard, la camcorder, le insegne al neon e quel pick-up nero che, più di una macchina del tempo, incarna l’idea stessa di libertà.
A fare il provino per la parte di Marty McFly è stato anche Johnny Depp, ma sembra che lo sceneggiatore Bob Gale non lo ricordi neppure.
Marty McFly è il teenager definitivo; Doc Brown la sua controparte poetica. Insieme incarnano una coppia perfetta: realismo e follia, consumismo e invenzione. Persino le scelte di product design – la Pepsi “giovane” contro la classica Coca-Cola – raccontano la mutazione di un’epoca. E poi c’è lei, la DeLorean: portiere ad ali di gabbiano, carrozzeria d’acciaio spazzolato, linee affilate come un’idea di futuro che non invecchia mai. La DeLorean non è solo un’auto: è il simbolo del desiderio di andare altrove, di spingersi oltre i limiti del proprio tempo.
Quando la produzione propose di sostituire la DeLorean con una Ford Mustang, Bob Gale rifiutò senza esitazione: “Doc Brown non guida una Mustang del ca**o.” Una risposta destinata a entrare nella leggenda di Hollywood, tanto quanto l’auto che viaggia nel tempo.
Hill Valley, specchio dell’America

Hill Valley è un microcosmo in continua metamorfosi: cambiano insegne, colori, volti, ma la città resta riconoscibile. Al centro, l’orologio della piazza è l’unico vero testimone del tempo – simbolo di una memoria che resiste anche quando tutto intorno cambia.
Questa fluidità visiva e simbolica spiega perché l’immaginario McFly non ha mai smesso di circolare. Le Nike auto-allaccianti del 2016, lo zaino Eastpak bordeaux del 2023, le continue collaborazioni fashion e pop: ogni oggetto è una piccola capsula di memoria che resiste ai decenni.
21 ottobre: il Ritorno al Futuro Day

Il 21 ottobre 2025 Ritorno al futuro torna in sala per un solo giorno, in versione restaurata 4K, distribuito da Nexo Studios. I fan sono invitati a presentarsi con outfit ispirati al film – gilet rosso, camice bianco, Nike Mag – e a condividere le foto con l’hashtag #RitornoAlFuturoDay40.
“La cosa straordinaria è vedere una nuova generazione di ragazzini venire toccata da questo e capire che anche i loro genitori sono stati giovani. Ecco perché continua ad andare, perché ogni ragazzo arriva a quella comprensione a un certo punto, e abbiamo fatto un film su questo. Amo che le persone lo riscoprano ancora oggi”. – Bob Gale
Non è una data qualsiasi: in Parte II, Marty atterra proprio quel giorno, diventato dal 2015 la ricorrenza internazionale della saga. L’evento unisce cinema, fan culture e beneficenza, trasformando la riedizione in un rito collettivo. Sul sito ufficiale è attiva anche la funzione “Trova il tuo cinema”, per partecipare al raduno più grande di sempre davanti agli schermi italiani.
Ritorno al futuro oggi

I ’50 erano memoria, gli ’80 il presente, oggi Ritorno al futuro – tra costumi, battute, suoni – è ancora familiare. Un punto fermo, ma anche un simbolo di vera identità: un promemoria di quando la fantascienza sapeva emozionare con semplicità. Sappiamo che quel tempo non ci appartiene più, ma è bello ricordare quando tutto ci sembrava possibile.
L’eredità dell’opera va oltre il cinema: vive nei riferimenti, negli omaggi, nei poster alle pareti e nei meme che continuano a farla viaggiare nel presente. Ritorno al futuro ha sfidato il tempo, dimostrando che la vera innovazione nasce dall’audacia e dalla passione. Hollywood non lo voleva. Oggi il mondo non può farne a meno.
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