Non si ferma il mercato dei sacchetti illegali. Tra il 23 e il 25 ottobre sequestrati due importanti carichi a Napoli e in provincia di Siracusa. Legambiente: “terreno fertile per le organizzazioni mafiose”
Gli shopper biodegradabili o compostabili sono ormai parte delle nostre vite da oltre 10 anni: con un decreto del Ministero dell’Ambiente del 18 marzo 2013 gli shopper per asporto merci in bioplastica entro un certo spessore diventano obbligatori, anticipando sensibilmente la normativa comunitaria. Da allora il nostro Paese ha affrontato anche l’inutile bufera creata dall’obbligo dell’esposizione del prezzo dei sacchetti compostabili per l’ortofrutta (legge 123 del 3 agosto 2017), con fantozziane scene di persone che nei supermercati mettevano etichette ad ogni singolo frutto per non pagare 1 o 2 centesimi di sacchetto (che si è sempre pagato, ma non c’era l’obbligo di mettere in chiaro il prezzo).
Eppure il mercato dei sacchetti illegali non si ferma. Tra il 23 e il 25 ottobre nei porti di Napoli e Augusta (SR) sono stati sequestrati due importanti carichi di prodotti non conformi. Il primo sequestro, ad opera della polizia locale di Napoli, ha portato alla scoperta di 300 kg di buste fuorilegge. Il secondo, invece, effettuato dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) e militari del Nucleo Investigativo Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) dei Carabinieri di Catania, ha portato alla luce un maxi-carico di quasi nove tonnellate di sacchetti di plastica.
«Gli ultimi sequestri di shopper illegali, purtroppo, non sorprendono – dichiara Enrico Fontana, Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente – Ogni anno dedichiamo, non a caso, a questo mercato illecito un capitolo del nostro Rapporto Ecomafia, monitorando l’attività delle forze dell’ordine e dell’Agenzia delle dogane rilanciando le denunce e le iniziative di Assobioplastiche e del Consorzio Biorepack».
«Ringraziamo ancora una volta le Forze dell’Ordine che senza sosta vigilano sul rispetto delle norme nel settore dei sacchetti per asporto merci – sottolinea Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche – Si tratta di un alleato indispensabile per difendere la filiera, il contrasto all’illegalità è uno dei capisaldi della nostra associazione».
Proprio per contrastare il diffuso fenomeno dei prodotti contraffatti, l’associazione da qualche anno ha lanciato, con il supporto del Consorzio Biorepack, una piattaforma on-line per segnalare eventuali irregolarità ed illeciti nel campo degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile (Segnalazioni illegalità Assobioplastiche). La diffusione di questi prodotti da un lato costituisce un serio problema per un settore fondamentale per la riduzione dell’utilizzo di plastiche di origine fossile, dall’altro inficia irrimediabilmente la raccolta differenziata delle nostre città, creando problemi in sede di trattamento del rifiuto negli impianti autorizzati.
«In questo ambito ricordiamo anche l’importante protocollo d’intesa sottoscritto da Assobioplastiche, Biorepack e TUV AUSTRIA – prosegue Bianconi – con l’obiettivo di condividere dati e informazioni per migliorare le attività di controllo e contrasto alla diffusione di falsi bioshopper e imballaggi in plastica non compostabile».
«Purtroppo – conclude Fontana – è ancora diffusa una “domanda” di buste di plastica che dovrebbero essere al bando e, sempre più spesso, un’offerta di falsi bioshopper a cui non sono estranee le organizzazioni mafiose, camorra in particolare. Tutto per abbattere i costi da un lato e accumulare profitti illeciti dall’altro. Vanno sicuramente rafforzate le attività di controllo e applicate in maniera sistematica le sanzioni, moltiplicando i sequestri e le confische».