“Se devo morire per salvare un’altra persona, sono pronto a farlo”. Le parole del carabiniere morto nell’esplosione a Castel d’Azzano

“Se devo morire per salvare la vita di un’altra persona, sono pronto a farlo”. Queste le parole di Davide Bernardello, carabiniere morto, con Marco Piffari e Valerio Daprà, nell’esplosione di Castel d’Azzano (Verona) A ricordare il coraggio di Davide è l’amico e collega Mirko Mair, figlio di Gunther Mair, ex portiere del Trento Calcio. Come si legge su Il Dolomiti, Mirko descrive Bernardello come un “ragazzo d’oro”.

Il collega e amico di Bernardello: “Un ragazzo d’oro”

“Mi è rimasta impressa la frase ‘se devo morire per salvare la vita di un’altra persona, sono pronto farlo’. Anche io la penso esattamente così, altrimenti non avrei scelto di fare il carabiniere, ma quando la senti pronunciata da un altro fa sempre un effetto diverso”, ricorda Mair, che aggiunge: “Era una di quelle persone che, magari, non vedevi per un anno, poi ti ritrovavi per lavoro come se il tempo non fosse mai passato”.

Esplosione a Castel D’Azzano, i tre carabinieri morti (Foto Ansa)

L’esplosione causata dai tre fratelli

Gli inquilini dell’immobile, i tre fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari, su questo conducevano un braccio di ferro da due anni. L’anno scorso erano saliti sul tetto della casa minacciando di farla esplodere. In passato la sorella si era cosparsa di amuchina. E, a quanto si ricostruisce, sarebbe stata lei ad accendere l’innesco – probabilmente una molotov – da cui è partita l’esplosione. È rimasta ustionata ed è stata ricoverata in ospedale, mentre i fratelli – nascosti in cortile – hanno tentato di darsi alla fuga. Uno, Dino, è stato fermato subito, mentre il maggiore, Franco, è stato rintracciato nei campi circostanti in mattinata e arrestato.

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