“Se fai la spesa con la carta di credito dei tuoi genitori rischi una condanna, anche se autorizzato”: esperto spiega perché

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“Se fai la spesa con la carta di credito dei tuoi genitori rischi una condanna, anche se autorizzato”: esperto spiega perché

Carta di credito

Chi fa la spesa con la carta di credito dei propri genitori può rischiare una condanna, anche se lo fa con il consenso di questi ultimi. Ecco il motivo, spiegato da un noto avvocato.

Le carte di credito e le carte prepagate rappresentano due modalità di pagamento ampiamente utilizzate per la spesa, simili ma ognuna con caratteristiche specifiche che rispondono a esigenze diverse. Le carte di credito permettono di acquistare anche in assenza immediata di liquidità, poiché l’importo viene addebitato successivamente, generalmente entro 30 giorni. Offrono un’ampia accettazione nei negozi fisici e online e garantiscono una protezione contro le frodi, con possibilità di rimborso in caso di transazioni non autorizzate. Le carte prepagate, invece, consentono di spendere solo l’importo caricato in anticipo, rendendole una scelta adatta per chi desidera mantenere il controllo del budget.

Non richiedono un conto corrente e sono accettate a livello internazionale su circuiti come Visa e Mastercard. Grazie alla loro struttura, il rischio di perdite è limitato al saldo disponibile, garantendo maggiore sicurezza negli acquisti online. Entrambe le tipologie di carte possono essere utilizzate nei negozi fisici e sulle piattaforme digitali. Sempre più esercizi commerciali accettano pagamenti sia con carte di credito e prepagate, sia tramite metodi contactless come Google Pay. La carta di credito è associata al suo possessore: sulle carte, infatti, prepagate o meno, si trovano il nome e il cognome dell’intestatario. L’identità è un elemento fondamentale nell’uso della carta di credito, poiché questo strumento di pagamento è strettamente personale e legato al titolare registrato. Quando viene emessa, la carta di credito è associata ai dati anagrafici dell’intestatario e al suo conto corrente, il che significa che ogni transazione effettuata è riconducibile a quella persona.

Ecco perché chi fa la spesa con la carta di credito dei genitori può rischiare una condanna: la spiegazione dell’avvocato

L’uso della propria carta è essenziale per garantire la sicurezza delle operazioni e per rispettare le normative bancarie e antifrode. Utilizzare una carta intestata a un’altra persona senza autorizzazione può configurarsi come un illecito, oltre a rappresentare un rischio per la protezione dei dati finanziari. In caso di utilizzo improprio o furto, il titolare può contestare eventuali addebiti non autorizzati e ricevere assistenza dalla banca per il rimborso. Talvolta, l’utilizzo della carta di credito di altre persone, anche quando autorizzato, può far rischiare anche la condanna per un reato penale, e cioè l’indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, previsto dall’articolo 493 ter del Codice Penale. A parlarne, è stato un noto esperto di diritto penale, l’avvocato Giuseppe Di Palo.

Il motivo per il quale l’utilizzo della carta di credito di un’altra persona, come può essere un genitore, può far scattare una condanna, anche con il consenso, è che il sistema complessivo delle carte di pagamento tende a tutelare anche la sicurezza delle transazioni commerciali, che costituisce un interesse collettivo, per cui il consenso del titolare della carta non è sufficiente. Per questo motivo, ad esempio, il fratello della persona che ha usato la carta di credito del genitore, pur autorizzato, può denunciarlo perché non vuole che sperperi il denaro della famiglia per un suo interesse personale. Una carta di pagamento può, quindi, spiega infine l’esperto, essere usata da un terzo, ma solo per soddisfare le esigenze della persona che gli dà il consenso, e non per effettuare spese personali.

Carta di credito
Il controllo della carta di credito.

“Se fai la spesa con la carta di credito dei tuoi genitori rischi una condanna, anche se autorizzato”: esperto spiega perché
Giuseppe Meccariello