LA MEDIAZIONE TRA GOVERNO E BANCHE PER CAMBIARE LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI
La tassa sugli extraprofitti – o extramargini – delle banche ha sconvolto tutto il mondo finanziario e bancario nell’ultimo Decreto del Governo Meloni prima della pausa estiva e da allora i tecnici del MEF e dell’esecutivo stesso lavorano a stretto contatto con l’ABI per trovare una “mediazione” sulla nuova tassazione, anche visti i timori manifestati da Bankitalia e BCE. Secondo quanto riporta oggi il “Corriere della Sera” citando fonti dirette del Ministero, una delle possibile contromisure da mettere in atto sarebbe quella di un credito di imposta concesso alle banche dal 2024, spalmato su 5-10 anni al massimo.
I correttivi saranno disponibili già da settembre con la discussione in Parlamento del Decreto Asset approvato dal Governo nell’ultimo CdM di inizio agosto: i circa 3 miliardi di euro che si ricaveranno dalla tassa sugli extraprofitti restano, anche perché le coperture della Manovra di Bilancio non saranno certo semplicissime da trovare. Nel tentativo di uscire dall’impasse di un mondo dei mercati ostile alla proposta del Governo ha messo all’opera i tecnici di MEF e banche per studiare un’ipotesi ancora in fase di studio: far pagare alle banche la tassa sugli extraprofitti per l’anno2023, garantendo un gettito di 2-3 miliardi di euro, per poi invece restituire quasi del tutto nei prossimi anni tramite credito d’imposta agli istituti che potranno a quel punto utilizzare quelle cifre per compensare le tassa da versare.
NUOVE TASSE SU EXTRAPROFITTI NEL SETTORE FARMACI? LE IPOTESI VERSO LA MANOVRA
«Il credito d’imposta potrebbe avere una durata di cinque o dieci anni, mentre sarebbe ancora da valutare la misura dello stesso, se pari al 100% del prelievo sugli extraprofitti o ad una quota inferiore»: questo sottolinea il “Corriere” riportando le “voci” all’interno del Ministero dell’Economia in questi giorni comunque convulsi dopo l’annuncio della tassa sui margini delle banche.
La manovra allo studio potrebbe però non finire con gli istituti bancari dato che sempre dal quotidiano RCS viene riferito come presto potrebbero arrivare nuovi interventi con prelievi “straordinari” su extraprofitti di quei settori che negli ultimi anni hanno visto gonfiare gli utili per particolari congiunture economico-politiche. Si parla in primo luogo dei produttori di farmaci con incassi alle stelle dopo la pandemia Covid: «Spero che una misura simile non sia stata neanche pensata. Chiederemo rassicurazioni», è il commento secco e immediato di Marcello Cattani, presidente di Farmindustria raggiunto dal “CorSera”, «In primo luogo gli extraprofitti nel settore farmaceutico non ci sono. Poi è una questione ideologica: cosa vuol dire extraprofitto quando le imprese competono in un mercato concorrenziale e pagano regolarmente le tasse?».
Verso la Manovra di Bilancio (le cui cifre al momento si aggirano tra i 30 e i 40 miliardi), continua il braccio di ferro interno alla maggioranza tra parte della Lega e Forza Italia – le aree più liberiste – e il tris Meloni-Salvini-Urso invece orientato a mettere in pratica la tassa sui margini delle banche: Tajani dopo la delusione di un provvedimento non del tutto condiviso come nell’ultimo CdM, intende portare in Manovra la Flat tax per il lavoro autonomo con ulteriori incentivi alla crescita nel Paese delle aziende. Dalla Lega, con il sottosegretario al Lavoro Durigon, il punto è invece confermare la pace fiscale e il taglio del cuneo fiscale: «Il taglio – ravvisa Lucia Albano, di FdI, sottosegretaria all’Economia – è stato elevato al 4% nel decreto Lavoro del primo maggio, con scadenza a fine 2023, per un totale di circa 8,5-9 miliardi». «Si traduce in un aumento del netto fino a 100 euro al mese», aggiunge lo stesso Durigon.
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