Roma, 18 nov. (askanews) – La tensione, per non chiamarla scontro tra il Quirinale e il partito di Giorgia Meloni, tocca il livello massimo dall’inizio della legislatura. L’aver dato credito, da parte di Fdi, alla tesi complottista proposta da Maurizio Belpietro su La Verità ha generato “stupore” al Colle.
Non è raro che il quotidiano prenda di mira il capo dello Stato, la novità è proprio la decisione del capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, di portarla al centro del dibattito e soprattutto la richiesta di una perentoria smentita di un articolo che ipotizza una manovra da parte della più alta istituzione della Repubblica per indebolire il governo e frenare le ambizioni della premier in vista della prossima legislatura. “Confidiamo che queste ricostruzioni siano smentite senza indugio in ossequio al rispetto che si deve per l’importante ruolo ricoperto dovendone diversamente dedurne la fondatezza”, scrive Bignami.
Il Quirinale prontamente reagisce con una dura nota: “Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo”. L’articolo in questione infatti usa come base di un ipotetico complotto del Quirinale alcune frasi che sarebbero state pronunciate dal consigliere Francesco Garofani, frasi come questa: servirebbe un “provvidenziale scossone” contro l’attuale Governo. Considerazioni politiche che lo stesso Bignami più tardi giudicherà legittime e non particolarmente gravi. E dunque la domanda che circola nei palazzi è: quale sarebbe la conseguenza logica tra le frasi di Garofani a una cena e quella che campeggia nel titolo e che evoca una trama contro il governo?
La reazione del Quirinale, forse inattesa, anche per la qualità dei toni usati, spinge Bignami a chiarire che la sua richiesta di smentita era rivolta a Garofani e non al Colle. Una linea poi ribadita da diversi alti esponenti del partito a cominciare dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari che assicura: Nessun dubbio di Fdi nè tanto meno di Palazzo Chigi sulla lealtà istituzionale del presidente Mattarella “con il quale il governo ha sempre interloquito con totale spirito di collaborazione, non da ultimo sugli importanti dossier internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente”.
E’ evidente che la convivenza tra Mattarella e Meloni non è stata sempre lineare, motivi di tensione ce ne sono stati diversi in questi anni, in particolare sul vaglio del Colle ai provvedimenti del governo. Qualcuno ricorda un anno fa l’attacco di Ilenia Lucaselli: “Secondo me”, il presidente della Repubblica “utilizza molto spesso il riferimento alla Costituzione per esprimere la propria posizione rispetto ai provvedimenti del governo, atteso che non esiste una sinistra, un’opposizione capace”. Allora l’uscita fu minimizzata dalla stessa maggioranza anche se le opposizioni insorsero. Si trattò di un’uscita fuori luogo e personale? Difficile dirlo ma quella di Bignami secondo alcuni non è stata una iniziativa autonoma ma condivisa con i più alti livelli del partito, se come pare il contenuto dell’articolo era noto ai piani alti di Fdi. Molti sono convinti infatti che il malumore nei confronti del ruolo del capo dello Stato siano diffusi nella pancia del partito.
Probabilmente con l’uscita di Bignami però Fdi non si aspettava una reazione così forte del Colle, per quanto lo chiamasse direttamente in causa, fatto sta che successivamente la linea comunicativa è stata corretta spostando il tiro sulla richiesta di smentita al consigliere, confermando invece la fiducia in Mattarella. Per le opposizioni la strategia di Fdi è chiara: arma di distrazione di massa per non rispondere dei fallimenti in campo economico ma anche un altro passo nella strategia di attacco alle istituzioni di garanzia. Insomma si tratta di “fango” contro il Presidente della Repubblica e perciò chiedono che Meloni ne riferisca in Aula quanto prima.
