Tirreno Power, “assolti perché il fatto non sussiste”

A processo c’erano 26 manager della centrale elettrica di Vado Ligure, accusati di disastro ambientale e sanitario colposo. La sentenza di primo grado del tribunale di Savona arriva a dieci anni dal sequestro dei due gruppi a carbone poi smantellati. La rabbia di associazioni e cittadini

“Assolti perché il fatto non sussiste”. È questa la sentenza del giudice Francesco Giannone del tribunale di Savona nei confronti dei 26 imputati, tra manager ed ex manager, della Tirreno Power, centrale elettrica di Vado Ligure (Sv), accusati di disastro ambientale e sanitario colposo.

A nove anni e mezzo dall’ordinanza di sequestro dei due gruppi a carbone, oggi smantellati, disposta dal gip Fiorenza Giorgi, e a quattro anni e mezzo dall’avvio del procedimento, il 3 ottobre è così arrivata la lettura del dispositivo nel primo grado di giudizio. Tra il rammarico delle parti civili e lo sconforto e il malumore del pubblico nei confronti della magistratura, dopo anni segnati dalle indagini della procura e dalle battaglie di associazioni, cittadini e lavoratori.

Il pm Elisa Milocco chiedeva 3 anni e 6 mesi per 24 imputati e una sola assoluzione (un altro imputato è nel frattempo deceduto). All’azienda veniva contestata la mancata copertura del carbonile, la mancata realizzazione del VL6, l’utilizzo a ritmi molto intensi fino al 2013 dei due impianti a carbone (VL3 e VL4), la collocazione dello Sme a camino e il mancato utilizzo delle cosiddette Bat, le “migliori tecnologie disponibili”, per adeguarsi al principio di precauzione. Contestazioni respinte dalla difesa, con l’azienda che nel procedimento ha più volte puntualizzato che “i limiti di emissione sono sempre stati rispettati. Di fronte a questa evidenza di pieno rispetto della legge, l’accusa ha sostenuto che bisognava invece attenersi alle Bat, indicazioni che non avevano alcun valore di norma e che peraltro erano già state considerate nell’autorizzazione rilasciata alla centrale dal ministero dell’Ambiente. Altro fatto accertato è che la qualità dell’aria a Savona è sempre stata tra le migliori d’Italia. Mai nessun superamento dei limiti per nessun inquinante, secondo i dati ufficiali di Arpal”. Sosteneva una tesi diametralmente opposta la consulenza resa nel dibattimento dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, pubblicata sulla rivista Science of the total environment, che dal 2001 al 2013 nell’area intorno alla centrale elettrica della Tirreno Power ha stimato un aumento della mortalità pari al 49%.

“Attendiamo le motivazioni della sentenza – ha dichiarato l’avvocato delle parti civili, Laura Mara – Chiaro che se ci fosse un appiglio valuteremo l’impugnazione. La sentenza non esclude che ci sia mai stato inquinamento a Vado ma significa che per il giudice non si può collegare quell’inquinamento alla centrale. Bisognerà ora capire sulla base di che criterio logico e giuridico si è arrivati a questa assoluzione. Nulla è perso, la nostra lotta andrà avanti a tutela della salute, dei cittadini e del territorio colpiti dall’inquinamento, che c’è stato. E poi cercheremo le forme più opportune di tutela, se non in sede penale in sede civile, dove non si ragiona sull’oltre ogni ragionevole dubbio ma sulle probabilità”.

Nel processo erano stati ammessi, richiedendo un maxi-risarcimento, il ministero dell’Ambiente, il ministero della Salute, Legambiente, Wwf, Greenpeace, Medicina Democratica, Uniti per la salute, Anpana, Codacons, Associazione Articolo 32, Adoc, Accademia Kronos, Associazione Cittadinanza Attiva e 48 abitanti.