Uccisa a fucilate l’orsa Amarena nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise

orsa Amarena

L’uomo che ha sparato è stato individuato e fermato dai Guardiaparco alla periferia di San Benedetto dei Marsi. Legambiente si costituirà parte civile contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena

L’orsa Amarena, divenuta ormai quasi un simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise è stata uccisa a fucilate questa notte. A comunicarlo è stato lo stesso Ente Parco.

Solo pochi giorni fa l’orsa Amarena, madre di Juan Carrito, morto investito da una automobile, era stata immortalata mentre attraversava la strada a San Sebastiano dei Marsi con i suoi due cuccioli, a pochi metri da residenti e turisti.

La sera di mercoledì 31 agosto l’ente Parco ha scritto: “alle 23:00 circa di questa sera l’orsa Amarena è stata colpita da una fucilata esplosa alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’area contigua. Sul posto sono prontamente intervenute le Guardie del Parco, in servizio di sorveglianza, vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli. Sul posto è intervenuto il veterinario del Parco con la squadra di pronto intervento, che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita. L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco. I rilievi per accertare la dinamica dei fatti sono in corso e andranno avanti tutta la notte, così come il personale del Parco è impegnato a individuare i due cuccioli dell’orsa per valutare il da farsi”.

“L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo”, conclude l’ente Parco.

Antonio Nicoletti, Responsabile aree protette e biodiversità ha commentato: “Chi ha deliberatamente ucciso l’orsa Amarena non ha nessuna giustificazione e non può accampare nessuna scusa, perché ha scelto di sparare a un animale protetto e a rischio di estinzione per proteggere delle galline che generalmente finiscono in pentola. Una scelta che non è stata condizionata da una situazione di rischio perché l’orsa Amarena non ha mai nemmeno simulato aggressioni verso le persone, né giustificabile dalla perdita di un patrimonio economico perché il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise avrebbe risarcito come da prassi anche questa irrisoria perdita del costo delle galline. Si tratta di un atto volontario, grave e ingiustificabile che richiama tutti alla massima responsabilità e al continuo impegno per migliorare la coesistenza della fauna selvatica con le comunità locali. La coesistenza è una scelta consapevole delle popolazioni marsicane e appenniniche su cui non si faranno passi indietro. Fatti come questi sono un danno per l’intera comunità abruzzese e non devono essere tollerate, anche per questa ragione Legambiente si costituirà parte civile contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena”.

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LO SPECIALE: UOMINI E PREDATORI (pdf)

Dal nostro speciale di Febbraio 2021

Tutti pazzi per mamma Amarena

copertina Nuova Ecologia febbraio 2021
IL MENSILE DI LEGAMBIENTE, LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA ITALIANA SULLA SOSTENIBILITA’
Una femmina di orso marsicano e i suoi cuccioli attraggono curiosi nel Parco nazionale d’Abruzzo. Un pellegrinaggio pericoloso per animali e uomini

Dal mensile di febbraio 2021 – Una femmina di orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) con ben quattro cuccioli nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un caso eccezionale, il primo in epoca recente di cui si abbia conferma ufficiale (mai si era andati oltre i tre cuccioli osservati). Poco dopo averla vista per la prima volta, la direzione del Parco ha deciso di rendere nota la presenza della mamma orsa, ribattezzata “Amarena”, per evitare un passaggio di informazioni non veritiere o un affollamento pericoloso alla ricerca dell’esclusiva. Tutto sommato, nei primi periodi di vita dei cuccioli (maggio 2020) non ci sono stati problemi, perché gli animali sono rimasti per lo più nella porzione alta della montagna, difesi dalla madre seppur visibili da alcuni centri abitati. Qualche tempo dopo, invece, gli animali hanno cominciato a scendere a valle passando, fra gli altri, nei centri abitati di Villalago e Gioia dei Marsi, in provincia de L’Aquila.

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L’orsa Amarena con i suoi cuccioli al Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise

Da quel momento in poi non hanno più abbandonato la zona fino agli inizi del mese di ottobre. Questo evento, un concentrato di vita in tempi di pandemia, ha rappresentato un’attrattiva irresistibile per turisti, visitatori, appassionati, curiosi ed escursionisti, tanto da provocare un nuovo “pellegrinaggio” alla ricerca dell’orsa. Centinaia di persone sono accorse di continuo per tutta l’estate, in alcuni casi dormendo addirittura in macchina, per tentare un avvistamento alle prime luci dell’alba e ottenere lo scatto più spettacolare. Una rincorsa eccessiva, un affollamento fuori misura che ha destato non poca preoccupazione fra gli esperti del Parco, che da anni si occupano di proteggere i preziosi esemplari di questa specie endemica e di rispettare la loro natura libera e selvaggia. Tutte le risorse disponibili sono state convogliate su questo caso, sul quale i tecnici hanno più volte richiamato l’attenzione per tentare di allontanare la folla dagli animali e dai luoghi di avvistamento. Nel mese di giugno scorso, su richiesta dello stesso Ente Parco, il Comune di Villalago ha anche vietato il transito sulla pista forestale fra l’abitato e la località Macchia di Rose. E poi molti inviti, rivolti tramite i profili social del Parco, affinché i visitatori si mantenessero lontani dagli animali e dall’area interessata. «Non conoscendo esattamente quali siano gli effetti del disturbo – spiega la zoologa del Parco nazionale, Roberta Latini – bisogna evitare il processo di “abituazione”. Dobbiamo fare in modo che gli animali non si abituino a sentire costantemente voci, odori, persone, altrimenti perdono la diffidenza verso contesti potenzialmente pericolosi». Questi quattro cuccioli ormai sono stati abituati alla presenza umana in tutta la loro crescita e a maggio verranno lasciati dalla loro madre. È molto probabile che continueranno a frequentare i centri abitati, se riusciranno a sopravvivere da soli. «Saranno condizionati dalle persone, e la nostra grave preoccupazione – conclude Roberta Latini – è che vivranno da ingenui in luoghi antropizzati».