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Sono quasi 500 mila i militari delle forze ucraine e russe rimasti uccisi o feriti in 18 mesi di guerra. Lo afferma il “New York Times” citando fonti governative statunitensi e avvertendo che la stima potrebbe non essere accurata a causa della tendenza di Mosca a sottostimare le proprie perdite sul fronte e della decisione di Kiev di non fornire dati ufficiali. Stando alle fonti, la Russia avrebbe perso sul campo di battaglia circa 300 mila uomini dall’inizio dell’invasione, 120 mila dei quali morti. L’Ucraina, invece, conterebbe circa 70 mila morti e 100-120 mila feriti tra le sue fila.
Sebbene le perdite russe siano ben superiori a quelle ucraine, il quotidiano sottolinea come Mosca possa contare su una popolazione maggiore per rinforzare i propri ranghi. Sempre secondo l’analisi citata dal quotidiano statunitense, l’Ucraina ha a disposizione circa 500 mila uomini tra militari in servizio attivo, paramilitari e riservisti, contro almeno 1,33 milioni di uomini per la Russia, inclusi i mercenari del gruppo Wagner. L’ultima stima sul bilancio delle vittime militari del conflitto ucraino era stata fornita lo scorso novembre dal generale Mark Milley, capo di Stato maggiore congiunto delle forze armate statunitensi, che aveva parlato di circa 100 mila perdite in entrambi gli schieramenti.
Privatamente, ricorda tuttavia il “New York Times”, lo stesso generale avvertiva come le cifre reali potessero essere ben più alte. L’impennata del numero dei morti in guerra potrebbe essere legata alla sanguinosa battaglia dello scorso inverno per la conquista della città di Bakhmut, nell’est dell’Ucraina, il cui controllo è stato infine rivendicato a maggio di quest’anno dagli uomini del gruppo Wagner. Il quotidiano statunitense scrive anche delle armi occidentali distrutte o danneggiate nelle prime due settimane della controffensiva ucraina di questa estate, circa il 20 per cento del totale delle forniture.
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