Lo studio su Nature: minacciati il 30% dei decapodi – come gamberi, granchi e gamberetti – il 26% dei pesci, il 23% dei tetrapodi, tra cui rane e rettili, e il 16% degli odonati come le libellule
Un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature rivela che un quarto (oltre il 24%) delle specie d’acqua dolce, tra cui pesci, insetti e crostacei, è ad alto rischio di estinzione a causa di minacce antropiche come inquinamento, costruzione di dighe e agricoltura. Secondo la nuova valutazione, compiuta su oltre 23.000 specie, sono minacciati oltre il 30% dei decapodi – come gamberi, granchi e gamberetti – il 26% dei pesci, il 23% dei tetrapodi, tra cui rane e rettili, e il 16% degli odonati come le libellule. Nel paper si legge che dal 1500 si sono già estinte circa 90 specie d’acqua dolce e si sospetta che altre 178 abbiano subito lo stesso destino nel silenzio generale.
Nonostante siano numeri elevati, secondo gli autori della ricerca è probabile che queste cifre siano una sottostima, perché si sa molto poco di alcune specie e in generale si conosce ancora poco la biodiversità degli ecosistemi di acqua dolce – costituiti da fiumi, falde acquifere, laghi e zone umide – che coprono meno dell’1% della superficie terrestre ma ospitano più del 10% delle specie conosciute, tra cui la metà dei pesci e un terzo dei vertebrati.
Inquinamento, antropizzazione, dighe, specie invasive, malattie e sovrasfruttamento delle risorse, cambiamenti climatici e condizioni meteorologiche estreme sembrano essere le minacce più importanti per le specie d’acqua dolce.
Secondo lo studio, condotto dal gruppo di ricerca di William Darwall del Tamar Valley National Landscape, tra il 1970 e il 2015 è andato perso il 35% delle zone umide come paludi, acquitrini e stagni, un tasso tre volte superiore a quello delle foreste. Per arrivare ai risultati gli scienziati hanno analizzato più di 23.000 specie d’acqua dolce, combinando dati provenienti dalle liste rosse della Iucn (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) dei vari gruppi tassonomici, i più completi inventari sullo stato di conservazione delle specie.
Catherine Sayer, esperta della Iucn e primo nome dell’articolo, ha fatto notare che “Fino a poco tempo fa, al regno delle acque dolci non è stata data la stessa priorità data a quello terrestre e marino nella governance ambientale globale”. Tra le specie più a rischio figurano l’anguilla europea (Anguilla anguilla), un tempo abbondante nei corsi d’acqua e il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), ormai rimpiazzato quasi ovunque dal famigerato gambero “killer” delle Louisiana (Procambarus clarkii).