Voto di sfiducia a Ursula von der Leyen, Fratelli d’Italia si astiene per non sfiduciare anche Fitto

Ursula von der Leyen ha incassato nuovamente la fiducia dell’Eurocamera, dove la stragrande maggioranza dell’emiciclo ha respinto una mozione di censura presentata dall’estrema destra. In 360 hanno votato contro, ai quali si sono contrapposti 175 sì e 18 astenuti. Tra gli astenuti anche Fratelli d’Italia che ha deciso all’ultimo di non votare contro per non sfiduciare, di fatto, il suo commissario Raffaele Fitto. 

La presidente della Commissione, a Roma per omaggiare la conferenza sulla Ripresa ucraina organizzata da Giorgia Meloni, ha esultato ribadendo che, in un “tempo imprevedibile, ci vuole una Ue forte“.

Ursula però ora è più fragile. La maggioranza che l’ha sostenuta a luglio 2024, nonostante il rientro dello strappo dei Socialisti, perde pezzi passando dalle iniziali 401 unità alle 370 del novembre scorso, fino ai numeri di questa Plenaria. E la premier italiana, ancora una volta ha deciso di non certificare il suo ingresso tra i gruppi che sostengono la Commissione, optando per la non partecipazione al voto.

Il Ppe, compatto, ha appoggiato la sua presidente, nascondendo abilmente i dissidi interni. I Socialisti, al termine di una trattativa sotterranea, hanno annunciato di aver ottenuto il mantenimento del Fondo Sociale nel prossimo bilancio pluriennale, allontanando così l’ipotesi astensione. I Verdi, seppur vessati dai continui dietrofront sul Green Deal, hanno scelto di non unirsi all’estrema destra. I Liberali sono invece rimasti fedeli all’esecutivo. Ma, per tutti e tre i gruppi, si tratta di una fiducia a tempo. La Plenaria di settembre, quando von der Leyen pronuncerà lo Stato dell’Unione, e il bilancio pluriennale, saranno un banco di prova decisivo.

Alla mozione di censura hanno votato 553 europarlamentari su un totale di 719. Subito dopo, su un’altra relazione, i votanti sono stati 636. Il calcolo è semplice: in 83 hanno scelto di togliere la scheda sulla sfiducia. Nella maggioranza Ursula, 34 sono stati gli assenti in S&D (tre del Pd), 19 nei Verdi (tra i quali l’intera delegazione italiana), 12 in Renew, 19 nel Ppe.

“La fiducia in von der Leyen cala, ne prenda atto e cambi su clima, armi e sociale”, ha avvertito la delegazione di Alleanza Verdi e Sinistra in Europa. Ma anche chi ha votato a favore di von der Leyen ha voluto prendere sensibilmente le distanze. “Questo non era un voto su di lei, ma sull’Europa, e noi abbiamo risposto sì”, ha sottolineato il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello.

Voto nel Parlamento europeo su Ursula von der Leyen
ursula von der leyen

Come hanno votato i partiti italiani

Forza Italia ha votato contro la censura confermando la fiducia all’esecutivo comunitario. La delegazione della Lega ha votato compatta per il “sì” alla sfiducia mentre i membri di Fratelli d’Italia non hanno partecipato al voto.

Dei 21 europarlamentari del Pd, ossia un terzo dei componenti, sette hanno evitato il voto, alcuni per scelta altri, come Gori, per impegni precedenti. Si tratta di Brando Benifei, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Matteo Ricci, Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Alessandro Zan.

Contro la Commissione ha votato invece compatto il Movimento 5 Stelle che fa parte del gruppo della Sinistra. Bocciato dal Movimento l’intero operato della von der Leyen sui temi legati alle guerre in Ucraina e Gaza, alla difesa dell’industria, agli impegni ambientali, al taglio dei fondi di coesione, alla contrapposizione ai dazi di Trump e sulla spesa per le armi.

Non hanno partecipato al voto invece gli italiani di Europa verde all’interno del gruppo dei Verdi (Cristina Guarda, Ignazio Marino, Leoluca Orlando, Benedetta Scuderi), al pari dei due rappresentanti di Sinistra Italiana (Mimmo Lucano e Ilaria Salis).

L’astensione di Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia, alla vigilia del voto, sembrava in procinto di votare contro la sfiducia. Poi, la svolta della non partecipazione. In una nota congiunta le delegazioni italiana, lituana, lettone, ceca, bulgara e spagnola hanno sottolineato come la mozione dei sovranisti non sia “la nostra battaglia”. Hanno registrato un cambio di passo nella direzione voluta dai Conservatori in questo primo anno ma non hanno concesso l’endorsement alla Commissione, dando priorità “a maggioranze sui singoli dossier con le forze politiche affini, sia a destra che al centro”.

I meloniani, di fatto, puntano al prosieguo dello status quo. Ma il loro gruppo è spaccato, con i polacchi del Pis e i romeni di Aur di fatto più vicini ai Patrioti. In 44, tra i Conservatori, hanno votato contro von der Leyen, in 35 hanno disertato.

Ospite della kermesse di Ecr a Napoli, il leader di Aur George Simion ha affermato che i Conservatori escono dalla giornata di oggi “più forti. Abbiamo partiti che sono al governo e partiti che sono all’opposizione. E questa è l’unica differenza: i partiti al governo hanno commissari, quelli all’opposizione no. Devono lottare sul terreno politico. È solo questa la differenza”. E Fratelli d’Italia ha Raffaele Fitto come commissario nonché Vicepresidente della Commissione europea, una posizione strategica e troppo importante per il partito di Giorgia Meloni.

La maggioranza di Ecr, a eccezione delle delegazioni di Pis e Aur, “prende atto della mozione di censura contro la Commissione, presentata dal collega Gheorghe Piperea e sottoscritta da un terzo dei membri del gruppo”, ma la definisce “un’iniziativa poco più che simbolica, poiché non ha mai avuto reali possibilità di successo”. “Al contrario, come prevedibile, ha purtroppo offerto alle sinistre – nel momento della loro massima crisi di fronte al vento conservatore che soffia sull’Europa – l’occasione per ricattare politicamente la Commissione, nel tentativo di far rientrare dalla finestra quell’ideologia che gli elettori avevano chiaramente estromesso dalla porta un anno fa”, scrivono Fidanza di Fratelli d’Italia e i capi della delegazione ceca, spagnola, lituana, bulgara e lettone.

Il gruppo compie quindi “una riflessione sul primo anno della legislatura e sui primi mesi del mandato della nuova Commissione” di Ursula von der Leyen. “Ribadiamo innanzitutto la nostra ferma convinzione che la Commissione debba imprimere una netta e decisa discontinuità rispetto alle politiche insoddisfacenti del precedente quinquennio”, si legge nella nota, nella quale Fidanza e gli altri capi delegazione accolgono “con favore il rinnovato focus sulla semplificazione e sulla competitività”, riconoscono “i primi passi compiuti nella direzione di una revisione sostanziale del fallimentare pacchetto legislativo del Green deal, così come le misure adottate per rafforzare la protezione delle frontiere esterne dell’Unione, assicurare il rimpatrio effettivo dei migranti irregolari, promuovere soluzioni innovative per la gestione dei flussi migratori e intensificare la cooperazione con i Paesi terzi nella lotta al traffico di esseri umani”.

Nonostante questo, si legge ancora, “continuiamo a sollevare critiche su diversi aspetti dell’azione della Commissione, rispetto ai quali restiamo fortemente impegnati nella difesa dei nostri valori e nella promozione delle nostre priorità. Tra questi, evidenziamo da tempo la perdurante mancanza di trasparenza attorno al cosiddetto scandalo Pfizer-gate, risalente al precedente mandato”.

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