
Non sarà il gesto sconsiderato di un singolo a mettere in crisi le politiche di gestione della fauna selvatica fatte in sintonia con le attività antropiche. La prima cosa da fare è sostenere il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e le altre istituzioni impegnate nella straordinaria missione per preservare l’orso da ulteriori rischi
La morte dell’Orsa Amarena ha provocato una forte indignazione. Perché è stata uccisa una femmina adulta in età riproduttiva di orso bruno marsicano: specie a rischio che conta appena 60-65 esemplari che vivono nell’appennino centrale.
Quando è stata colpita a morte da un residente di 56 anni di San Sebastiano dei Marsi, un paesino fuori dal perimetro del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, cercava di predare le galline che l’uomo allevava in un pollaio ed era in compagnia dei suoi due piccoli di circa 8 mesi che da soli potrebbero non sopravvivere.
In questa brutta storia, un maschio adulto senziente, spara dall’uscio di casa con un fucile da caccia per difendere delle galline che hanno un valore presunto di qualche decina di euro e uccide un esemplare di fauna protetta il cui valore non è facilmente quantificabile. Per questo gesto sconsiderato e ingiustificabile ci aspettiamo una pena esemplare e rapida, e chi giudicherà dovrà tenere conto dell’onda di indignazione che l’uccisione di Amarena ha provocato, e deve tenere conto del gesto violento di chi ha voluto farsi giustizia da solo e farla pagare alla “delinquente” che ha osato rubare le galline che, è bene specificarlo, sarebbero state comunque risarcite.
L’uccisione di Amarena è l’ultimo episodio di un attacco in atto, con parole e atti di violenza, contro la fauna selvatica nel nostro Paese e che ha visto nel mirino, in particolare, il lupo e l’orso. In Europa, invece, le associazioni agricole (italiani in testa) hanno messo la fauna protetta al centro delle loro rivendicazioni e fanno pressione sui parlamentari europei (quelli di destra in particolare) per liberalizzare la caccia alla fauna protetta. Insomma, in tanti chiedono di passare dalle parole ai fatti e utilizzare di più il fucile per regolare i conti con la presenza di lupo e orso in Europa e in Italia, anche a costo di manomettere le direttive comunitarie.
L’uccisione di Amarena è l’ultimo episodio di un attacco in atto, con parole e atti di violenza, contro la fauna selvatica nel nostro Paese e che ha visto nel mirino, in particolare, il lupo e l’orso
L’Italia è tra i Paesi leader in Europa nella conservazione della natura perché abbiamo puntato sulla coesistenza tra uomo e fauna. Abbiamo saputo integrare la tutela con lo sviluppo economico e la condivisione con le comunità locali, e messo al centro della nostra strategia di conservazione la coesistenza tra esseri umani e animali selvatici.
Oggi più che mai ci troviamo davanti a una sfida complessa della coesistenza tra uomo e animali selvatici e come spesso accade, nei momenti difficili, c’ è chi decide di usare vecchi metodi per risolvere i problemi (ed il fucile è un metodo vecchio e superato) e chi prova con pazienza a tessere la tela della complessità e guardare alle scelte di futuro e tolleranti verso tutti gli abitanti del Pianeta.
La coesistenza è stata una scelta consapevole per tutelare l’orso in Abruzzo e continuerà ad essere, non senza difficoltà pratiche, l’unica possibilità per garantire il giusto equilibrio tra quelle che sembrano opposte esigenze. Non sarà il gesto sconsiderato di un singolo che ha ucciso l’Orsa Amarena a mettere in crisi le politiche di gestione della fauna selvatica fatte in sintonia con le attività antropiche. Siamo però consapevoli che la coesistenza è un modello concreto di affrontare i temi della conservazione e dello sviluppo che però fatica a diventare una pratica sempre più diffusa.
Per arrivare ad una corretta coesistenza tra uomo e animali selvatici, serve un nuovo patto di collaborazione tra parchi e comunità locali da cui è indispensabile ripartire con obiettivi chiari e condivisi
Per arrivare ad una corretta coesistenza tra uomo e animali selvatici, serve un nuovo patto di collaborazione tra parchi e comunità locali da cui è indispensabile ripartire con obiettivi chiari e condivisi. In questa fase dove in tanti vorrebbero dare il proprio contributo per garantire un futuro all’orso, la prima cosa da fare è sostenere il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e le altre istituzioni impegnate nella straordinaria missione per preservare l’orso da ulteriori rischi, per questo crediamo opportuno che la Regione Abruzzo, in particolare, non faccia mancare il proprio sostegno come certo non mancherà il nostro.
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