Secondo l’Amref, il vertice sul clima in Kenya avrebbe dovuto focalizzare l’attenzione sulle drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici. In Africa la malaria si sta spostando sugli altipiani, mentre il ciclone Freddy ha ucciso circa 670 persone in Malawi. Gli studi
Salute e cambiamenti climatici sono inestricabilmente legati. A confermarlo è il report del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico pdf (Ipcc), secondo cui l’aumento delle temperature aggrava le malattie già esistenti, come ad esempio la malaria. Non a caso quest’anno la Cop28 – il più grande vertice mondiale sul clima organizzato annualmente dalle Nazioni Unite alla sua ventottesima edizione – avrà una giornata dedicata agli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute. Eppure, secondo Amref Health Africa, il summit sul clima di Nairobi – che ha visto partecipare più di 20 capi di Stato e di governo africani e 20.000 delegati da tutto il mondo – ha dato scarsa attenzione al legame tra clima e salute. Amref dichiara: “Sfortunatamente, gli organizzatori sembrano aver trascurato l’urgenza di questa crisi sanitaria, che rimane vistosamente assente dall’agenda del Vertice. Non si tratta di una semplice svista, ma di un’omissione preoccupante che rischia di sprecare un’occasione d’oro per amplificare la voce dell’Africa su un palcoscenico globale, soprattutto in prospettiva della Cop28″.
Grazie a uno studio della Royal Society sappiamo che a causa dell’aumento delle temperature la zanzara della malaria si è spostata dal proprio areale d’origine in aree prima non favorevoli, come in Kenya ad esempio, dalle regioni endemiche conosciute, soprattutto intorno alla regione dei laghi, verso gli altopiani. A ricordare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute ci ha pensato anche il ciclone Freddy in Africa meridionale, che ha ucciso, tra il febbraio e marzo 2023, almeno 676 persone e ne ha sfollate migliaia in Malawi, distruggendo enormi infrastrutture, tra cui centri sanitari, strade, scuole e sistemi idrici.
Le madri colpite dal caldo estremo mentre percorrono lunghissime distanze a piedi per raggiungere le strutture sanitarie sono un esempio concreto dell’impatto che hanno i cambiamenti climatici sulla vita delle persone. Lo stesso vale per “le inondazioni che compromettono l’accesso alle infrastrutture, le quali spesso vengono anche distrutte o danneggiate, vanificando il nostro lavoro”, come ha affermato Hester Mkwinda Nyasulu, Direttore di Amref Health Malawi, il cui intervento aveva l’intenzione di ribadire la necessità di includere l’emergenza sanitaria nell’agenda dei negoziati globali sul clima all’interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).
Sulla falsariga anche uno studio del World Food Programme, il quale sottolinea come, per via della prolungata siccità, nel Corno d’Africa oltre cinque milioni di bambini e bambine soffrono attualmente di malnutrizione. La siccità e la carestia hanno colpito in modo sproporzionato donne e bambini e hanno acuito i conflitti tra comunità pastorali. Tutto questo desta ancor più scalpore se si pensa che il continente africano ha contribuito solo per il 3 per cento per quanto riguarda le emissioni di gas serra e sta pagando invece un prezzo altissimo. “L’impatto della crisi climatica è sin troppo evidente in Africa. Le persone vengono sfollate e si trovano dinanzi raccolti incerti e insicurezza alimentare. Le risorse idriche sono sempre più soggette a stress. È incredibilmente ingiusto – ha dichiarato Tigere Chagutah, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale – che coloro che sono meno responsabili della crisi climatica e spesso meno attrezzati per proteggersi continuino a subirne il peso più gravoso”.
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