Ecuador, al referendum vince il no alle trivelle in Amazzonia

Un precedente storico per la salvaguardia del Parco nazionale Yasuni. Oltre il 59% degli ecuadoriani si è espresso il 20 agosto contro lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, nonostante sia uno dei grandi pilastri dell’economia del Paese

Un deciso Si allo stop a tempo indeterminato alle trivellazioni alla ricerca di petrolio nella riserva di Yasuní, in piena foresta Amazzonica, in Ecuador. È il risultato del referendum sottoposto agli elettori del Paese domenica 20 giugno, in concomitanza con le elezioni presidenziali (finite al ballottaggio e segnate dall’assassinio di Fernando Villavicencio). Con quasi il 58% dei voti scrutinati, il 59,14% degli ecuadoriani si è espresso contro lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi all’interno del Parco Nazionale Yasuni, nell’Amazzonia ecuadoriana. Il 40,86% ha invece votato per la continuazione delle trivellazioni nelle aree di Ishpingo, Tambococha e Tiputini (Itt), noto anche come Blocco 43. Il risultato del referendum costituisce un precedente mondiale nonché il trionfo per Yasunidos, il gruppo ambientalista che ha promosso la consultazione popolare per proteggere Yasuni, uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità del pianeta, dichiarato Riserva della biosfera dall’Unesco nel 1989. Lo stop all’esplorazione petrolifera avvantaggia anche le popolazioni indigene in isolamento volontario che vivono nel Parco. Lo sfruttamento petrolifero nello Yasuni era stato avviato nel 2016 dall’allora presidente Rafael Correa. Adesso, con il risultato inaspettato del referendum, si apre un periodo di incertezza per il Paese, che dovrà fare a meno di un giacimento dove vengono prodotti 55 mila barili di petrolio al giorno, pari all’11% della produzione nazionale di greggio, uno dei grandi pilastri dell’economia ecuadoriana.

Secondo la sentenza della Corte costituzionale che ha dato il via libera al referendum, lo Stato ha un anno di termine per smantellare le strutture; Petroecuador ha però già avvertito che è materialmente impossibile concludere entro la scadenza tutti i protocolli previsti per la chiusura dei pozzi e lo smantellamento delle strutture.

Yasunidos ha proposto di riempire il buco economico che si creerà promuovendo nella zona un turismo basato sul rispetto dell’ambiente, investendo nell’elettrificazione dei trasporti pubblici per diminuire la dipendenza dal petrolio ed eliminando alcune esenzioni fiscali alla parte più ricca della popolazione.