Gino Cecchettin: “75 coltellate e migliaia di messaggi non sono aggravanti?”. Esclusi stalking e crudeltà

Giustamente, il cardinale Zuppi, capo dei vescovi italiani, ha lodato il comportamento del padre di Giulia Cecchettin subito dopo la sentenza di condanna all’ergastolo di Filippo Turetta, responsabile dell’omicidio di sua figlia. Il senso del suo intervento: la morte di Giulia rappresenta una sconfitta per tutti, e le sentenze da sole non basteranno a eliminare la piaga della cieca violenza maschile.

“Settantacinque coltellate e migliaia di messaggi non sono aggravanti?”

A mente più fredda, tuttavia, anche Gino Cecchettin ha sentito il bisogno di tornare sul dispositivo della sentenza, ponendosi una domanda che molti hanno probabilmente pensato: “Se migliaia di messaggi e 75 coltellate non bastano a riconoscere lo stalking e la crudeltà, allora cosa rappresentano queste aggravanti?”

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Gino Cecchettin: “75 coltellate e migliaia di messaggi non sono aggravanti?”. Esclusi stalking e crudeltà (foto Ansa-Blitzquotidiano)

La Corte d’Assise ha riconosciuto a Filippo Turetta il reato principale, ossia l’omicidio della figlia, con l’aggravante della premeditazione, ma ha escluso le altre aggravanti. In attesa delle motivazioni della sentenza, una possibile spiegazione è arrivata dall’avvocato della difesa, che durante l’udienza si è in qualche modo riconciliato con il padre di Giulia, scusandosi per certi paragoni usati nella sua arringa (in particolare quando aveva affermato che il suo assistito non era un criminale del calibro di El Chapo).

Il legale di Turetta: “La crudeltà, nel processo penale, non coincide con il gergo comune”

“In questa sentenza non parlo né di vittorie né di sconfitte. Di certo, però, non è stata accolta in toto la richiesta della Procura, come qualcuno potrebbe pensare. Sono state riconosciute fondate alcune delle deduzioni difensive”.

L’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, ha commentato la sentenza al Corriere del Veneto. “Ho spiegato nella mia arringa che la crudeltà, nel processo penale, non coincide con il significato che le attribuiamo nel linguaggio comune. Il numero di coltellate non è automaticamente indicativo di crudeltà. Quanto allo stalking, Giulia non aveva paura di Filippo. Mi illudo di aver svolto il mio ruolo in modo adeguato e che la sentenza sia autorevole, sia nella condanna all’ergastolo, sia nella valutazione sull’insussistenza di due aggravanti importanti”.

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