L’ASSURDA VICENDA DELLA SENTENZA AL TRIBUNALE DI ASTI: CASSAZIONE ANNULLA CONDANNA CSM
L’incredibile storia di giustizia (o forse meglio dire “mala” giustizia?) arriva dal Tribunale di Asti dove nel dicembre 2019 i tre giudici Claudia Beconi e Giulia Paola Elena Bertolino con Roberto Amerio (quest’ultimo presidente del collegio) emisero sentenza penale senza mai ascoltare l’arringa della difesa: dopo la condanna disciplinare del Csm, oggi arriva l’assoluzione della Cassazione per i tre magistrati protagonisti di una vicenda piuttosto particolare. Le Camere penali dopo la veemente protesta avevano ottenuto le sanzioni del Consiglio Superiore della Magistratura, con la condanna al presidente del collegio di Asti: ora però la Cassazione ha stravolto tutto, annullando la decisione del Csm,.
Come riporta RaiNews riassumendo le tappe dell’intricata vicenda, il processo era a carico di un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia minorenne, condannato poi a 11 anni di carcere. In quella udienza finale però era prevista l’arringa dell’avvocato difensore Silvia Merlino, rinviata un mese prima: i giudici se ne sono dimenticati e hanno letto il dispositivo già predisposto in una pre-camera di consiglio. Il legale dell’imputato aveva protestato contro il collegio dei giudici e a quel punto Amerio aveva strappato il foglio della sentenza consentendole di parlare: Merlino si è però rifiutata di fatto portando alla sospensione del processo in quanto i giudici si dichiarano «non più in grado di occuparci del caso». Il problema è che la sentenza ormai era stata pronunciato e dunque il processo, anche se solo formalmente, era concluso.
COSA HA DECISO LA CASSAZIONE SUL GIUDICE CHE HA SBAGLIATO AD EMETTERE SENTENZA
La sede penale dalla Procura di Milano – competente sui magistrati del Piemonte – ha sollevato il caso di “falso per soppressione di atto pubblico” a carico del magistrato Amerio in quanto ha strappato la sentenza, ma subito è stato archiviato in quanto il fatto è «un errore privo di dolo». La Procura generale della Cassazione però, sollecitata anche dal Ministero della giustizia, aveva promosso l’azione disciplinare contro i tre giudici, accusandoli di «grave violazione di legge e violazione del dovere di imparzialità, correttezza e diligenza che ha cagionato un irreparabile danno all’imputato nonché all’amministrazione della giustizia». Non solo, per Amerio si aggiunge anche l’accusa di aver «adottato un provvedimento sulla base di grave e inescusabile negligenza», oltre ad aver dettato l’ordinanza «con cui ammetteva “un errore materiale” e si spogliava del processo».
Nel novembre 2022 la sezione disciplinare del Csm aveva assolto i primi due giudici condannando invece il presidente Amerio in quanto per Beconi e Bertolino «manca la prova della decisione di condanna prima della fine del processo», mentre il terzo giudice è stato lui a leggere il dispositivo prematuro di fatto commettendo l’errore. L’intricata vicenda giudiziaria di Asti si era poi aggiunta dei tentativi di scusanti presentate da Amerio durante la fase disciplinare, dove aveva raccontato di essere «sotto stress» presentando perizia medica che stabiliva «nesso causale tra il fattaccio e la condizione psicologica data dalle condizioni di lavoro». Il Csm non aveva creduto a questa motivazione condannandolo alla sanzione della censura per «ingiusto danno all’imputato, causato dalla violazione di regole basilari». Mentre però la Procura generale insisteva per la condanna di tutti e tre i giudici, la Cassazione nel 2023 ribalta il tutto dando piena ragione al ricorso di Amerio: «condanna annullata e atti restituiti al Csm per un nuovo processo, con precisi paletti», rileva Rai News.
DOPO LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE ORA COSA SUCCEDE AL CASO DI ASTI
«Il Csm non ha adeguatamente considerato gli argomenti evocati dalla difesa in ordine alla concomitanza di circostanze stressogene verificatasi nel periodo in cui è calato l’episodio»: questo il primo dei criteri fissati dalla Cassazione nella sentenza di assoluzione del giudice Amerio, mentre il secondo è che l’imputato «non ha subito un danno ingiusto dalla sentenza prematura, essendo pacifico che ha avuto un nuovo processo e quindi non solo non ha perso alcuna chance, ma addirittura ne ha avuta una in più». Da ultimo, il foglio strappato davanti all’avvocato dopo l’errore della lettura della sentenza non è un «atto abnorme» come definito dal Csm, bensì un errore senza dolo in cui viene di fatto presa per buona la scusante dello stress avanzata da Amerio.
Per l’ex presidente del collegio al Tribunale di Asti che ora lavora a Savona come giudice penale monocratico, ci sarà ora un nuovo processo disciplinare presso il Csm che dovrebbe dare esito a questo punto diametralmente opposto al primo. Non va però scordato che qualcosa di nuovo si è generato anche sul caso originario della violenza sessuale: anche qui le carte sono cambiate, in parte. Nel nuovo processo celebrato davanti a un diverso collegio – che ha ascoltato anche l’arringa difensiva – l’imputato è stato condannato con pena minore, 7 anni invece che 11. Riduzione poi ulteriore avvenuta in appello a 4 anni e mezzo, ma manca ora il ricorso in Cassazione: assolta invece del tutto la moglie dell’imputato che nel primo processo era stata condannata a 4 anni per «non essersi opposta alla violenza sessuale sulla figlia».
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