Global Fight to End Fossil, al via la mobilitazione contro i combustibili fossili

Global strike settembre 2021

Da New York a Madrid, migliaia di persone scendono in piazza per chiedere un’equa decarbonizzazione. Manifestazioni in tutto il mondo dal 15 al 17 settembre

La principale causa dei cambiamenti climatici sono i combustibili fossili: petrolio, carbone e gas. A scendere in piazza perché vengano abbandonati sono in migliaia. Dal 15 al 17 settembre si tiene il Global Fight to End Fossil Fuel, nel quale si chiede lo stop dei combustibili fossili. Si tratta di una mobilitazione internazionale che vede coinvolte più di 700 organizzazioni. Ha come centro New York, dove i manifestanti marceranno domenica 17 settembre al grido di una transizione energetica globale rapida, giusta e per sempre. Non solo New York. Ci sono mobilitazioni in tutte le parti del mondo, con oltre 400 appuntamenti tra azioni, manifestazioni, cortei e sit-in.

Le grandi reti internazionali, tra cui Climate Action Network e Demand Climate Justice, hanno indetto la Global Fight End Fossil Fuels in vista del Climate Ambition Summit delle Nazioni Unite del 20 settembre a New York, quando rappresentanti dei governi, imprese, finanza e società civile discuteranno sulle azioni da prendere per contrastare la crisi climatica.

“La principale causa dei cambiamenti climatici sono i combustibili fossili. È perciò necessario – afferma Climate Action – abbandonare i combustibili fossili. Che stanno distruggendo il pianeta guidando la nostra specie verso l’estinzione”. D’altronde, come confermano i dati dell’International Energy Agency, se si vuole mantenere la temperatura globale al di sotto di 1.5°C, non si può continuare a estrarre combustibili fossili. Infatti, lo studio conclude che quasi il 40% delle riserve di combustibili fossili devono rimanere nel sottosuolo affinché si resti entro il mite di 1,5°C.

Se alcuni scenari sono allarmanti, altre prospettive fanno invece ben sperare. Il mondo è “all’inizio della fine” dell’era dei combustibili fossili in quanto la domanda di petrolio, carbone e gas, raggiungerà il suo picco prima del 2030. È quanto emerge dalle previsioni della Global Energy Agency, secondo cui il consumo dei tre maggiori combustibili fossi comincerà il suo declino all’inizio del prossimo decennio. Il quale vedrà una crescita delle energie rinnovabili e la diffusione dei veicoli elettrici.

Le grida di protesta che si leveranno in questi giorni in ogni angolo del pianeta arrivano dopo un’estate torrida, caratterizzata da eventi atmosferici straordinari. Uno scenario ben noto in Italia e nel Mediterraneo, con alluvioni, incendi e temperature ben sopra la media. Fridays For Future, Legambiente, Greenpeace, ReCommon, 6000 Sardine e Rinascimento Green, sono le organizzazioni italiane che parteciperanno alla mobilitazione. Tutte contro l’Eni, una delle principali aziende energetiche del Paese e del Mondo controllata per il 30% dalla Stato italiano, e gli investimenti dell’Italia nel petrolio invece che nel green. Sono infatti ben 14 le centrali a gas fossile contenute nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, il cui obiettivo sarebbe la decarbonizzazione.

“In un Paese che facilmente sarebbe in grado di guidare la transizione energetica in Europa, raggiungendo gli obiettivi di decarbonizzazione del settore elettrico nel 2030 – dichiara Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente – si predispone, invece, una strategia energetica, economica, industriale e climatica in totale antitesi con quelle che invece dovrebbero essere le giuste ricette per il raggiungimento degli obiettivi previsti”.

Gli appuntamenti in Italia: il 15 a Verona, a Corso Porta Borsari, dalle 15.30 all3 17.30 e a Palermo, Piazza Croci, dalle 15.30 alle 19:30; il 16  a Cuneo, in Piazza Franco Centro, dalle 16.00 alle 20.00; il 17 a Cecina, in via della Cecinella, dalle 10.00 alle 12.00.