A rivelarlo è uno studio pubblicato su Nature. Una meta analisi di oltre 400 ricerche su circa duemila specie animali ha dimostrato che le popolazioni di specie aliene rimangono più stabili di quelle autoctone, probabilmente perché sono più flessibili e meno esigenti
Le invasioni di specie non autoctone e gli eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, ondate di freddo, tempeste, inondazioni e siccità sono due delle principali minacce alla biodiversità globale. Secondo gli ultimi report della comunità scientifica internazionale, entrambi stanno aumentando sia in termini di frequenza che di intensità. Ma non solo. Ora sappiamo anche che a resistere meglio agli eventi estremi sono proprio le specie non autoctone, incrementando così, con un meccanismo di feedback positivo, la dimensione del problema. A rivelarlo è un nuovo lavoro guidato da Shimin Gu dell’Accademia cinese delle scienze a Pechino, pubblicato il 6 novembre su Nature Ecology & Evolution.
Nello studio, gli autori hanno confrontato e analizzato 443 ricerche precedenti e hanno applicato analisi di metaregressione a effetti misti multilivello per confrontare le risposte di 187 specie animali non autoctone e 1.852 specie autoctone in ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini a diversi tipi di eventi estremi.
I risultati mostrano che gli animali marini, indipendentemente dal fatto che fossero alloctoni o nativi, sono complessivamente insensibili agli eventi estremi, ad eccezione degli effetti negativi delle ondate di calore su molluschi, coralli e anemoni. Gli animali autoctoni rispondono negativamente alle ondate di calore, ai periodi di freddo e alla siccità negli ecosistemi terrestri e sono vulnerabili alla maggior parte degli eventi estremi, ad eccezione dei periodi di freddo, negli ecosistemi d’acqua dolce. Al contrario, gli animali terrestri e d’acqua dolce non autoctoni sono influenzati negativamente solo dalle ondate di calore e dalle tempeste, rispettivamente.
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In media, gli animali non autoctoni hanno mostrato come effetti negativi dopo un fenomeno climatico estremo una bassa abbondanza negli ecosistemi terrestri e una diminuzione delle condizioni di salute negli ecosistemi d’acqua dolce, mentre gli animali autoctoni hanno mostrato una diminuzione delle condizioni di salute, dell’abbondanza, della distribuzione e del recupero negli ecosistemi terrestri e della struttura della comunità negli ecosistemi d’acqua dolce.
Insomma le specie aliene sopportano meglio gli eventi estremi e dunque, scrivono i ricercatori, le loro popolazioni rimangono più stabili dopo ondate di calore e eventi simili. Le ragioni potrebbero essere diverse, prima fra tutte la capacità di essere riproduttivamente più flessibili: hanno elevati tassi di riproduzione, lunghe stagioni riproduttive, vita breve, sono più tolleranti agli estremi meteorologici e non sono troppo esigenti in fatto di risorse alimentari.