“NUCLEARE E GAS FONTI GREEN”, COMMISSIONE DIVIDE UE/ Austria: “Pronti a fare causa”

Prosegue il dibattito sulla lista verde Ue dopo l’inserimento del nucleare e del gas tra le fonti meritevoli di ricevere sostegni finanziari in funzione della transizione verde. Dopo Germania, Spagna e Austria, anche il Lussemburgo ha espresso dissenso, ma non è tutto qui…

Uno dei Paesi pronti a dare battaglia è l’Austria. Vienna, infatti, è pronta a fare causa se i piani della Commissione europea «verranno attuati in questo modo»: «L’energia nucleare è pericolosa e non rappresenta una soluzione nella lotta contro la crisi climatica», le parole di Leonore Gewessler. La ministra federale per il Clima, l’ambiente e l’energia ha evidenziato che la bozza verrà esaminata attentamente ma l’Austria ha «già commissionato un parere legale sull’inclusione del nucleare nella tassonomia». (Aggiornamento di MB)

“NUCLEARE E GAS FONTI GREEN”

È durata meno di 24 ore la compattezza della Commissione Europea in merito alla proposta sul nucleare e gas da inserire come fonti ‘green’ nella bozza dell’atto delegato di tassonomia (che indica gli investimenti dal positivo impatto ambientale).

Nell’avviare una consultazione con gli esperti del campo, la Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen in una nota ieri aveva spiegato, «Tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione tra gli Stati membri, la Commissione ritiene che il gas naturale e il nucleare possano svolgere un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili». Ebbene, la Spagna del Governo socialista di Pedro Sanchez si è già sfilata dall’accordo bocciando quanto inserito nella bozza dalla Commissione: «gas e nucleare, indipendentemente dal fatto che si possa continuare a investire nell’uno o nell’altro, riteniamo che non siano energie verdi o sostenibili», ha fatto sapere la ministra per la transizione ecologica Teresa Ribera. Gli esperti hanno tempo fino al 12 gennaio per fornire i vari contributi all’atto di tassonomia, ma nella nota di presentazione la Commissione ha fatto sapere che inserire queste nuove fonti green significherebbe «classificare queste fonti energetiche a condizioni chiare e rigorose (ad esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035), in particolare perché contribuiscono alla transizione verso la neutralità climatica».

LA LEGA PRONTA AL REFERENDUM SUL NUCLEARE

La Spagna non ci sta e con la ministra ambientalista ribadisce, «siamo fermi sostenitori della tassonomia verde come strumento chiave per avere riferimenti comuni che possono essere utilizzati dagli investitori per raggiungere la decarbonizzazione dell’economia e la neutralità climatica entro il 2050». Includere però il gas e il nucleare, seppur “puliti”, sarebbe invece un «passo indietro», conclude Ribera, «Non ha senso e manda segnali sbagliati per la transizione energetica europea nel suo complesso». Con l’Ue che però ha sdoganato la possibilità di aprire al nucleare “nuovo” e pulito – come già a suo tempo aveva spiegato la stessa Von der Leyen – trova una sponda positiva in Italia non solo nel Ministro del MiTE Cingolani ma anche nella Lega di Matteo Salvini: «Sembra che finalmente anche la commissione si prepari a riconoscere gas e nucleare come energie green. L’Italia non può stare ferma», spiega il segretario del Carroccio, «La Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendum che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito». Salvini è preoccupato dal caro-bollette dei prossimi mesi (di fine 2021 l’ultima stangata arrivata dai calcoli dell’ARERA, ndr) e con il Ministro Giorgetti studia una controffensiva: «serve un tavolo nazionale sul caro-bollette, tema diventato insieme al Covid la vera urgenza dei prossimi mesi. Famiglie e attività produttive non aspettano», rilancia il leader dopo il colloquio con il Premier Draghi. Giorgetti all’ANSA dopo aver già assicurato che le misure del governo (l’ultima di 3,8 miliardi in legge di bilancio) verranno ulteriormente rafforzate, indica «a necessità di scelte urgenti per famiglie e imprese che implicano una riflessione più generale sulla sovranità energetica del nostro Paese».

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