Olimpiadi 2026, pista da bob a Cortina non si farà. Torna l’ipotesi Cesana

Pista da bob Olimpiadi Cortina 1956

La decisione imposta dal Governo al Coni soddisfa le associazioni ambientaliste: “Avevamo da tempo denunciato l’inutilità e l’insostenibilità del progetto. Auspichiamo che abbandono e degrado non siano le eredità delle Olimpiadi”

La nuova pista da bob di Cortina D’Ampezzo non verrà costruita. E per le gare di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 si dovrà cercare una soluzione all’estero. Lo ha comunicato lunedì 17 ottobre il presidente del Coni, Giovanni Malagò, durante la sessione del Comitato olimpico internazionale a Mumbai, dove racconta anche di aver ricevuto espressa comunicazione dal governo Meloni che non c’era più l’intenzione di andare avanti con il progetto.

La pista naturale di St. Moritz, vicino Livigno, era stata considerata come l’ipotesi più probabile. Eppure il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, si era detto “rammaricato per una scelta che è profondamente sbagliata e porterà, di fatto, le Olimpiadi italiane all’estero”. Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, aveva proposto di ripristinare l’impianto di Cesana Pariol costruita per i Giochi del 2006. Abbandonato dal 2009, si stima che per sistemarlo entro il 2025 servirebbero circa 40 milioni di euro, meno di quanto previsto per Cortina. Il Piemonte spera e nei prossimi giorni sarà pronto il dossier dei progettisti sullo stato dell’impianto e sui costi reali per il risanamento.

Il commento delle Associazioni

«Quanto apprendiamo dalle dichiarazioni del presidente Malagò, in occasione della riunione del Comitato Olimpico di Mumbai, è l’epilogo di un progetto di cui da tempo avevamo denunciato l’inutilità e l’insostenibilità economica, ambientale e sociale. Non possiamo dunque che essere soddisfatti che alla fine abbiano prevalso il buon senso e un approccio pragmatico alla gestione dell’evento, ovvero quello che abbiamo sempre chiesto agli interlocutori istituzionali negli incontri avuti».

È quanto affermano le associazioni di protezione ambientale Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, TCI e WWF, recentemente uscite dal tavolo di confronto voluto dalla Fondazione Milano Cortina 2026 in segno di protesta per la mancanza di informazioni proprio sulle opere olimpiche, appena appresa la notizia che il Governo italiano ha definitivamente accantonato il progetto di costruzione della nuova pista da bob, slittino e skeleton a Cortina per i prossimi Giochi invernali, preferendo tenere le gare in un impianto già funzionante all’estero. Si può dunque dire che è stato scongiurato il rischio di una “seconda Cesana” – il riferimento è alla pista piemontese costruita per i Giochi 2006 e poi chiusa – ma anche che, nonostante queste Olimpiadi siano state proposte nel segno della sostenibilità, il rifacimento della pista di Cortina è solamente la punta dell’iceberg di un programma di opere impiantistiche, infrastrutturali e viarie che non ha mai avuto – e continua a non avere – una Valutazione Ambientale Strategica degli effetti cumulati degli interventi. Si tratta di una modalità di procedere che resta irrispettosa dei territori, della popolazione che ci vive e delle regole ambientali su cui le associazioni richiamano l’attenzione dei decisori locali e dei ministeri competenti. Infine, è importante definire come si interverrà nel breve a Cortina: dal punto di vista organizzativo auspichiamo che venga ridimensionato il progetto del villaggio olimpico e che si decida con gli enti territoriali come recuperare l’area della vecchia pista Eugenio Monti, ormai smantellata, per evitare che abbandono e degrado siano le eredità lasciate dalle Olimpiadi.

Le associazioni di protezione ambientale proseguiranno nell’attività di monitoraggio e sensibilizzazione sui Giochi invernali, consapevoli che sia l’unico modo per rendere partecipi le persone e provare a incidere sulle decisioni di pubblico interesse.

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Secondo Legambiente Veneto condividere le future gare olimpiche di bob, slittino e skeleton con altre regioni alpine più legate a questo sport e dove tali impianti sono già esistenti e funzionanti, è una scelta che fa bene alla reputazione dell’Italia perché in linea con l’Agenda del CIO e con il contratto di assegnazione dei Giochi, attraverso il quale il nostro Paese si era impegnato a rispettare il fondamentale principio di sostenibilità ambientale, affrontandolo in sette articoli che riguardano, tra l’altro, le infrastrutture e i siti naturali, le risorse e la gestione dei materiali, la mobilità, le emissioni climalteranti nonché la stessa governance dei giochi olimpici.