Sergio Pellissier è intervenuto in esclusiva a CalcioNews24 per parlare della Clivense, del caso scommesse e del campionato di Serie A
(Esclusiva a cura di Lorenzo Bosca) – Dal fallimento del Chievo alla rinascita con la Clivense. Sergio Pellissier è intervenuto in esclusiva a CalcioNews24 dove ha parlato della sua nuova avventura alla guida della società veronese, attualmente iscritta al campionato di Serie D. Questo, senza dimenticare di menzionare e approfondire il proprio pensiero sull’attuale campionato di Serie A e quanto sta accadendo col “caso scommesse”.
In una sua recente conferenza stampa lei ha asserito che la Clivense è come una famiglia, dove non ci si abbandona nelle difficoltà. Nel panorama calcistico contemporaneo può sembrare però un’utopia, ci spiega meglio?
«Quando abbiamo creato questa società l’abbiamo fatto con alcuni valori. Per me è fondamentale riuscire a modificare un po’ questo modo di pensare che il calcio esita solo dal punto di vista economico e con i risultati e basta. Io credo che chi lavora si impegna soffre e lotta per un obiettivo, per un qualcosa di squadra, è giusto che venga rispettato e che ci sia riconoscenza nei suoi confronti. Credo che che sia fondamentale quello. E nella famiglia quando le cose non vanno bene non è che abbandoni il fratello o la mamma il papà e figlio, ma cerchi di lottare per dargli una mano, per risolvere le problematiche. Questo deve essere il calcio della Clivense e questo mi piacerebbe riuscire a portare a termine».
Questi valori lei li traghetta con sé dalla sua esperienza come calciatore e quindi la sua Clivense gli eredita dal Chievo Verona?
«Quando sei una persona che mette sempre prima la società o il tifoso, i direttori, allenatori eccetera rispetto a tutto quello che accade a te, hai come primo obiettivo quello di far star bene quella famiglia. Quindi dai tutto quello che hai per dimostrare alle persone che hanno creduto in te che non si sono sbagliate. Che ci tieni, che vorresti che andasse sempre tutto bene. Io sono cresciuto così, i miei genitori mi hanno insegnato quello. Quando fai qualcosa devi farla veramente fino in fondo se vuoi ottenere risultati. Io quando sono arrivato al Chievo ho trovato una seconda famiglia dove l’obiettivo era fondamentale certo, però ti trattavano come persona non come oggetto o semplice calciatore. Per me questo era fondamentale e voglio portarlo in questo nuovo progetto. Mi piacerebbe che fosse così sempre. Capisco purtroppo che più sali e più conta il risultato e più sali e più tutti si aspettano che faccia sempre meglio… e quindi non è facile continuare con questo pensiero. Però mi piacerebbe che un po’ tutti lo capissero».
A proposito di alzare il livello. La Clivense quest’anno ha fatto il suo esordio in Serie D, si aspettava un campionato così impegnativo e ben organizzato?
«Mi aspettavo assolutamente un campionato complicato e duro con squadre che non mollano fino alla fine, con giocatori di qualità. Questo è stato sicuramente quello che mi aspettavo. Credevo però di affrontare un po’ il tutto in modo diversa. Purtroppo quando hai grosse ambizioni e carichi i giocatori con un obiettivo importante e le cose non arrivano subito è difficile. Un po’ ti gira tutto storto, un po’ vai in difficoltà…tanti motivi che ci hanno permesso di fare solo 7 punti. Quindi indubbiamente non è partito benissimo…però il campionato è molto ma molto equilibrato. Quelle davanti hanno perso con squadre anche più scarse, questa è la dimostrazione che puoi vincere con chiunque e fare brutte figure anche con squadre più in basso della tua in classifica. Sicuramente è un’impresa titanica però io non ho mai mollato una volta in carriera e non credo che farò mollare la mia squadra. Ora ci attendiamo finalmente di iniziare a portare a casa i punti che in tante partite meritavamo».
Chi non vi lascia mai sono i vostri tifosi. Molti sostenitori del Chievo si sono ora affezionati alla Clivense, conferma?
«Devo dire che l’aver creato una società nuova ed essere partiti dal niente ha dato un po’ entusiasmo a loro che avevamo perso tutto quello in cui credevano. Per loro è tornata la possibilità di andare allo stadio e ritrovarsi di nuovo uniti per un unico obiettivo. Di divertirsi o passare una giornata con gli amici ecco, questo sono riusciti a farlo. Posso dire che sono stati due anni fantastici dove abbiamo vinto quasi tutto, dove ci siamo divertiti dopo anni che il Chievo non aveva queste soddisfazioni. Quindi, credo che anche loro abbiano goduto parecchio. Ovvio, si sono ritrovati adesso con 7 punti in 8 partite e sicuramente sono rimasti in po’ così. Ma la maggior parte ci sono sempre, sono sempre venuti e continuano a sostenere la squadra, Magari sperando che giri il vento giusto e che possano tornare a divertirsi».
Dalla Serie D alla Serie A. Quale opinione ha avuto modo di farsi sulla stagione in corso?
«Il nostro è un campionato che negli ultimi anni si è molto equilibrato. Un campionato dove ci sono tante squadre che stanno facendo bene, ma anche quelle stesse squadre che sono davanti alla classifica che ogni tanto steccano e concedono qualche possibilità di rientrare a quelle più piccole. Abbiamo visto l’anno in cui ha vinto il Milan lo scudetto ad esempio, dove in realtà sembrava scontato che lo vincesse l’Inter: in una partita è cambiato completamente tutto. L’anno scorso il Napoli l’ha fatto da padrona, quest’anno però c’è più di una squadra che sta giocando bene…sono sempre lì che lottano. Quindi a parte le milanesi ci sono tante squadre pseudo-piccole che stanno facendo bene. Questo è la dimostrazione di come si sta equilibrando molto il nostro campionato. Non so se questo equilibrio è dovuto alla forza delle piccole che sta aumentando o forse più probabilmente al fatto che le grandi non siano più forti come lo erano gli altri anni».
Il nostro campionato in questi giorni è rimasto ferito per il caso scommesse. In virtù della sua esperienza nella direzione della Clivense, come crede che i club possano evitare che i propri calciatori inciampino in queste tentazioni.
«Primo non possono. Un giocatore che ha un vizio del gioco è difficile riuscire a controllarlo. Le società non possono avere il controllo sul giocatore 24 ore su 24. Tu puoi spiegare quali sono le problematiche che possono accadere. Puoi dare delle regole, fare firmare contratti, ma non puoi controllarli completamente. È impossibile che una società possa gestire questo da sola. Sulla regola del gioco io non vedo quale possa essere il problema, a patto che il gioco non venga fatto sulle partite del campionato del calciatore che scommette. Se uno vuole scommettere sul resto secondo me può anche scommettere. Ovviamente legalmente, in modo che tutti sappiano cosa va a fare. Però, se ci sono delle regole è chiaro che vadano rispettate. Se la Federazione o la FIFA decide di fare delle regole quelle regole vanno rispettate. Che siano giuste oppure no, è giusto che vadano rispettate. Altrimenti non esisterebbero le regole e tutti potrebbero fare quello che vogliono».
Si ringrazia l’ufficio stampa della Clivense e Sergio Pellissier per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista