Pesticidi, il Parlamento europeo respinge la riforma per la diminuzione dell’uso in agricoltura

Un trattore in un campo

Prevedeva il dimezzamento nell’uso di queste sostanze al livello Ue entro il 2030. Dura la reazione di Cambia la terra e FederBio: “Siamo tornati all’anno zero delle politiche comunitarie”. Confagricoltura: “Ha prevalso il buon senso”

La plenaria di Strasburgo ha respinto la proposta di riforma della regolamentazione Ue sui pesticidi avanzata dalla Commissione europea che prevedeva il dimezzamento nell’uso e nel rischio di queste sostanze al livello Ue entro il 2030, rispetto al 2015-17. La riduzione, vincolante a livello unionale, era accompagnata da obiettivi di riduzione a livello nazionale, dal divieto dell’uso nelle aree sensibili e dalla promozione di pratiche ecocompatibili di controllo delle infestanti. Gli Stati membri avrebbero dovuto anche fissare obiettivi per aumentare l’uso di metodi non chimici di controllo dei parassiti. Presentata nell’estate del 2022, la proposta ha avuto un iter travagliato in Consiglio agricoltura e nell’Europarlamento. I ministri dell’agricoltura avevano anche chiesto e ottenuto supplemento di valutazione di impatto che ha ritardato i lavori di sei mesi. La riforma è stata respinta con 299 voti a favore, 207 contrari e 121 astenuti.

Il testo sui pesticidi torna quindi in Consiglio Ue. Ad essere decisiva per la bocciatura del testo in Assemblea è stata la spaccatura della cosiddetta maggioranza Ursula.

L’agenzia Ansa riporta che è stata espressa soddisfazione per il voto da Confagricoltura e Cia (confederazione italiana agricoltori). “Una giornata decisamente positiva per le imprese agricole italiane – ha affermato il presidente dell’organizzazione agricola, Massimiliano Giansanti, dopo il voto – Ringraziamo i parlamentari europei italiani che hanno sostenuto la posizione espressa da Confagricoltura”.

A Giansanti fa eco Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani: “Ha prevalso il buon senso oggi al Parlamento Ue, con la bocciatura del regolamento fitosanitari che avrebbe avuto forti ripercussioni sul mondo produttivo. Non si era tenuto conto delle esigenze del mondo agricolo sin da principio – prosegue Fini – mentre oggi a Bruxelles sono state accolte le nostre ragioni. Gli agricoltori sono i primi a voler contribuire alla sostenibilità, ma chiediamo nuovi strumenti e pragmatismo”.

Dura invece la reazione della campagna Cambia la terra e di FederBio.

“Oggi il Parlamento Europeo ha respinto il regolamento sulla riduzione dei pesticidi previsto dalla road map della Strategia From Farm to Fork. Quello che sta succedendo è molto grave: sui temi della difesa dell’ambiente e della salute umana siamo tornati, con il voto di oggi e non solo, all’anno zero delle politiche comunitarie”. È netto e senza tentennamenti il giudizio di Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio e fondatrice della campagna Cambia la Terra, un progetto che vede anche la partecipazione di Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente, Slow Food e WWF.

“Nel 2020, in piena pandemia, l’Europa ha avuto il coraggio e la visione di lanciare il Green Deal e la sua applicazione all’agricoltura, la Strategia Farm to Fork, che prevede tra i suoi capisaldi la riduzione del 50% dell’utilizzo dei pesticidi e il 25% di superficie agricola coltivata a biologico da qui al 2030. Oggi questo approccio viene di fatto rinnegato. Prima con il mancato stop alla proroga del glifosato – uno degli erbicidi più utilizzati al mondo, colpevole di danni sul piano sanitario e ambientale – per altri 10 anni, e poi con il voto odierno contro il regolamento finalizzato alla riduzione progressiva dei pesticidi di sintesi chimica nei nostri campi. Immaginiamo che una parte del Parlamento Ue si sia lasciata trascinare da chi dice che, in una situazione di crisi come quella provocata dalle guerre e dal conseguente aumento dei prezzi, occorre tornare all’antico, ossia all’agricoltura basata sulla chimica”, argomenta Mammuccini. “È un approccio autolesionista: difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi: al contrario, la transizione verso l’agroecologia per un’agricoltura più pulita può dare vantaggi in termini di salute (in primo luogo quella degli operatori agricoli, oltre che dei cittadini), di tutela dell’ambiente e del clima (con tutti i costi che ne stanno derivando anche in termini di danni alle coltivazioni) e alla stessa economia”.

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“Adesso la nostra responsabilità, in quanto promotori del biologico e del biodinamico, è ancora più evidente visto che lo sviluppo dell’agricoltura bio è lo strumento concreto che rimane a disposizione per ridurre l’uso della chimica di sintesi e proteggere la salute delle persone e dell’ambiente. Ma quello che ci sta a cuore sono gli interessi dell’intero settore e non solo quelli del bio. Per questo, in coerenza con la posizione di IFOAM Organic Europe, chiediamo alla Commissione Europea, agli Stati e alle forze politiche che la compongono, di rivedere seriamente la deriva antistorica che rischia di danneggiare il nostro continente, oltre che contribuire alla crisi ambientale in maniera irreversibile”, conclude la presidente di FederBio.