Saman Abbas uccisa e sepolta, la ricostruzione dell’omicidio: “Un’agonia lunga anche otto minuti”

Shabbar Abbas si è rifiutato di guardare le immagini del cadavere della figlia Saman proiettate in aula, oggi davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia, mentre gli anatomopatologi forensi raccontavano in aula le poche verità che quel corpo straziato, rimasto sepolto oltre un anno e mezzo, ha potuto svelare. La 18enne pakistana Saman Abbas è stata uccisa nella notte fra il 30 aprile e il primo maggio 2021 nelle campagne di Novellara, dove abitava con la famiglia di braccianti agricoli.

Il processo per la morte di Saman Abbas

Secondo l’accusa è stata punita per essersi ribellata a un matrimonio forzato con un cugino in patria e per il suo vivere troppo ribelle. Alla sbarra, accusati del sequestro, dell’omicidio e della distruzione del cadavere della ragazza ci sono i due genitori Shabbar e Nazia (latitante), lo zio e i due cugini.

La febbrile quanto vana ricerca del cadavere della giovane è durata mesi, portata avanti anche con i droni e i cani molecolari. Ma l’indicazione è arrivata dal carcere dove lo zio Danish Hasnain era recluso, lo scorso novembre, e ha portato dritto al suo luogo di sepoltura, sotto due metri di terra in un rudere pericolante di Strada Reatino. Da allora sono partiti gli accertamenti. Un’autopsia durata quasi un anno, lunga quasi 500 pagine, depositata nei giorni scorsi scorsi nel fascicolo del processo e firmata dal medico legale e antropologo Cristina Cattaneo, dall’anatomopatologo Eugenio Biagio Leone e dal genetista forense Roberto Giuffrida; tutti presenti oggi in aula per raccontarne le conclusioni. L’archeologo forense Dominic Salsarola sarà invece ascoltato in un’altra udienza.

Come è stata uccisa 

Gli esperti hanno passato al setaccio cinque metri quadrati di terreno per trarne più elementi possibili. “Il corpo era molto compromesso – ha detto la Cattaneo -. L’esumazione è stata complicata dell’incastro della testa e dei piedi dentro due nicchie create nella fossa”. L’identificazione della 18enne è arrivata attraverso la comparazione dei resti con il profilo della dentatura ricavato dalle foto sorridenti della giovane estrapolati dai telefoni cellulari. Saman è morta per “asfissia meccanica dovuta a frattura dell’osso ioide”, dicono gli esperti, probabilmente dovuta a strozzamento con le mani. La sua agonia “potrebbe essere durata anche otto minuti”, ha detto la Cattaneo in aula.

Sui resti nessuna traccia del Dna di genitori, zio e cugini

La buca, stando agli accertamenti, è stata scavata solo con badili, compatibili con quelli ritrovati nella casa di Campagnola in cui abitavano lo zio e i due cugini. La fossa, inoltre, sarebbe stata scavata per sei volte per ‘costruire’ la sua tomba. Nella terra sono stati trovati anche un filtro di sigaretta Winston e dei semi di zucca masticati; il primo con un profilo genetico maschile, il secondo femminile, nessuno dei due appartenente all’ambito familiare.

Il mistero delle scarpe

“Il discorso relativo alle scarpe (non trovate, ndr) è tutto tranne che secondario, perché apre dei buchi sulla ricostruzione che è stata fatta. Qui si dà per scontato che l’omicidio sia stato consumato in un determinato luogo, ma la mancanza delle scarpe apre dei punti interrogativi che sono dei coni d’ombra importanti”. Lo ha detto, a margine dell’udienza, Simone Servillo, uno degli avvocati di Shabbar Abbas.