Torna al cinema, restaurato in 4K, il capolavoro horror di Stanley Kubrick Shining. Nel 1980 usciva in sala un film che sarebbe presto diventato un punto di riferimento per l’horror e per il cinema in generale: Shining. Parliamo di un capolavoro firmato Stanley Kubrick, un regista/artista capace di navigare tra i generi come nessun altro, una mente creativa che ha diretto alcune tra le opere più importanti di sempre, distinguendosi per la sua personale, e geniale, cifra stilistica. Non ci dilungheremo troppo sulla potenza storica e artistica di Kubrick, per quello ci affidiamo alle numerose analisi scritte negli anni.
Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, Shining è da molti considerato il miglior film horror mai realizzato. Non ci lanciamo in giudizi che potrebbero lasciare il tempo che trovano, e in fin dei conti risultare inutili, ma possiamo affermare con certezza che Shining è un capolavoro che è riuscito a entrare nell’immaginario collettivo, alimentando nel tempo il proprio status di cult indispensabile.
Grazie a Lucky Red, il film verrà riproposto in sala completamente restaurato in 4K dal 7 al 9 ottobre. E’ un evento speciale davvero raro, pensato per tutti gli appassionati ma anche per chi non ha mai visto il film. Per l’occasione proponiamo di seguito alcune curiosità sul capolavoro di Kubrick.
Shining: le curiosità sul film
Shining è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, pubblicato nel 1977. Nonostante un parere estremamente positivo dello scrittore nei confronti dello stile e del lavoro scenografico, King non apprezzò mai la trasposizione del suo romanzo. È noto, infatti, il giudizio severo dello scrittore nei confronti dell’opera di Kubrick, a detta sua “tutto apparenza e poca sostanza”.
King criticò inoltre il lavoro svolto sui personaggi da parte del regista, in particolare su quello della moglie Wendy, secondo lui troppo distante dalla caratterizzazione che lo scrittore le aveva riservato nel libro. Fu un periodo particolare quello, in cui più di qualcuno si schierò a favore del film o del romanzo. L’attrice Shelley Duvall, per esempio, difese il lavoro di Kubrick, elogiando la sua capacità artistica di elevare il film partendo da un “libro di serie B”. Nonostante alcune parole spese contro la narrazione del libro, ritenuta debole da Kubrick, il regista non criticò mai pubblicamente Stephen King.
Shelley Duvall, che nel film interpreta la moglie Wendy, ebbe un rapporto con Kubrick, e in generale con il lavoro sul set, estremamente complesso. L’attrice, infatti, arrivò perfino ad accusare un esaurimento nervoso a causa del trattamento che il regista le riservava sul set. Spesso Kubrick si infuriava con lei, la riprendeva più volte di fronte alla troupe accusandola, pare, di far perdere tempo a tutti.
Anche Jack Nicholson visse una situazione sul set complicata, con le continue richieste del regista estremamente esigenti. Nonostante le difficoltà, però, il suo rapporto con Kubrick funzionò molto meglio. L’attrice, dopo diversi anni, attutì il colpo dichiarando di aver compreso le motivazioni che spingevano il regista a pretendere sempre il meglio da lei, affermando però che mai più si sarebbe voluta ritrovare in una situazione di stress simile.
Shining: dal making of alla steadicam
L’attore Danny Lloyd, che nel film interpreta il piccolo Danny, non ha mai più recitato dopo Shining. Lloyd, infatti, ha preferito un altro tipo di carriera, quella accademica. Ha ricoperto il ruolo di professore di biologia prima e quello di insegnante di scienze poi. A lui, inoltre, si deve l’intuizione del particolare modo di comunicare con il suo amico nel film, ovvero attraverso il dito.
Per tutti i retroscena, il backstage e ulteriori curiosità sul film, consigliamo la visione del making of ufficiale intitolato Making The Shining, diretto dalla figlia di Kubrick, Vivian. Dal documentario sul film emerge tutta la maniacalità artistica del regista, il rapporto complesso con gli attori e il suo controllo meticoloso per ogni minimo dettaglio.
La regia di Kubrick, lo sappiamo, è unica nel suo genere, figlia di una mano, e di una mente, che padroneggiava il mezzo forse come nessun altro. La regia di Shining, in particolare, si caratterizza per l’utilizzo di una nuova tecnica, una tecnologia che avrebbe per sempre cambiato il modo di girare un film: la steadicam.
Le interpretazioni sulla sua nascita sono diverse, ma tutte concordano nel collocarla verso la fine degli anni Settanta e a ricondurla all’operatore Garrett Brown. Contrariamente alla credenza popolare, Shining non è il primo film in cui viene utilizzata la steadicam, ma è la pellicola attraverso cui la tecnica si è perfezionata definitivamente. Possiamo rintracciare i primi segni di steadicam in film come Questa terra è la mia terra (1976), Il maratoneta (1976) Rocky (1976) e Halloween – La notte delle streghe (1978).
Shining: le due gemelle e un (im)probabile Robert De Niro
Stando ad alcune fonti, il regista Stanley Kubrick valutò diversi profili per il ruolo di Jack Torrance. In particolare, prese in considerazione Robert De Niro, che aveva conosciuto una certa fama in quegli anni grazie a Taxi Driver. L’attore, però, venne scartato poi dallo stesso Kubrick, preoccupato che De Niro non fosse in grado di restituire il lato più psicotico e folle del personaggio. Anche Robin Williams fu preso in considerazione.
Le inquietanti gemelle del film, entrate nell’immaginario collettivo e non presenti nel romanzo di King, nascono dalla mente del suo regista. La loro presenza nel film, inoltre, è un’aggiunta che Kubrick ha apportato nel corso delle riprese. L’ispirazione nasce da una fotografia del 1967 di Diane Arbus. L’artista dedicava parte del suo lavoro di fotografa immortalando i cosiddetti freaks in diverse pose e atteggiamenti.
Una battuta iconica per una scena iconica. Quando Jack Torrance, ormai accecato dalla follia, sfonda la porta del bagno, recita una battuta entrata nella storia del cinema. Parliamo ovviamente della frase che in italiano è stata tradotta “Sono il lupo cattivo!” e che in originale è “Here’s Johnny!”. Se la traduzione italiana fa chiaramente riferimento alla favola di Cappuccetto Rosso, quella originale, invece, si ispira alla figura dell’iconico conduttore Johnny Carson. Il suo programma, il famosissimo The Tonight Show, si apriva con la voce di uno speaker che annunciava la sua entrata in scena con la frase “Here’s Johnny!”.
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