Terre agli indigeni, in Brasile la Corte suprema respinge il Marco temporal

Il presidente Lula con Sonia Guajajara, ministra degli Affari indigeni

Una vittoria storica: nove giudici si sono espressi contro la legge che avrebbe tolto il diritto ai popoli indigeni di proteggere le loro terre. Il caso ora si sposta al Congresso di Brasilia

La Corte Suprema del Brasile ha dichiarato il 21 settembre l’incostituzionalità del cosiddetto ‘Marco temporal’ (quadro temporale), secondo cui i popoli indigeni non avrebbero diritto all’istituzione di riserve protette (demarcate) su aree dove non erano presenti già nel 1988, anno di ratifica dell’attuale Costituzione del Paese.

Il voto della Corte scongiura così l’approvazione di una norma che le popolazioni native consideravano come il più grave attacco ai loro diritti e alla quale si opponeva anche il governo di Luiz Inacio Lula da Silva. Il risultato della votazione è stato un 9 a 2 dei giudici della Corte, a favore degli indigeni. Per i nativi si tratta di una prima importante vittoria, ma non definitiva: il caso ora si sposta al Congresso di Brasilia, dove è in corso una discussione sullo stesso argomento. Il Parlamento può ancora approvare una propria legge in materia, che potrebbe in teoria porsi in contrasto con la decisione dei giudici supremi.

Dopo il governo di Bolsonaro, durante il quale la deforestazione media annua dell’Amazzonia è aumentata di oltre il 75% rispetto al decennio precedente, il presidente Lula da Silva ha ripreso a creare riserve indigene da quando è entrato in carica a gennaio, e ha anche creato il primo ministero degli Affari indigeni del Brasile.

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