Trump contro il cinema non americano, dazi al 100%: “È una minaccia alla sicurezza nazionale!”

Si potrebbe pensare che sia una bufala o un paradosso, ma la realtà è riuscita a stupirci ancora una volta. O quantomeno il presidente Donald Trump. Come notificato dalla CNN, il mondo del cinema e la settima arte hanno appena subito un durissimo colpo. Trump ha, infatti, deciso di estendere la sua guerra commerciale, che ha già colpito il mondo con i suoi dazi in svariati modi, dalla tecnologia al settore dei videogiochi, ma ora è il turno del cinema. In un annuncio su Truth Social, ha dichiarato che saranno imposti dazi del 100% su tutti i film prodotti fuori dagli Stati Uniti e importati nel paese. Trump sostiene che il settore cinematografico americano stia subendo una “morte rapidissima“, accusando una “azione concertata” da parte di altri paesi, i quali offrirebbero incentivi economici per attrarre produzioni lontano da Hollywood. A suo dire, questa dinamica rappresenta una minaccia non solo economica ma anche di sicurezza nazionale.

Dichiarazione

“Hollywood e molte altre aree degli Stati Uniti sono devastate. Questo è uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, una minaccia per la sicurezza nazionale! È, oltre a tutto il resto, un messaggio e una propaganda!”. – Donald Trump

La decisione, però, solleva numerose questioni pratiche. Non è chiaro come si definirà un ‘film straniero’. Con quali criteri si deciderà che un film non è americano? Sarà basato sul luogo delle riprese, sul finanziamento, sul cast o sulla sceneggiatura? Il fondatore della catena cinematografica europea Vue, Timothy Richards, ha evidenziato che la complessità di produzione odierna rende difficile tracciare confini netti. Inoltre, molti film di grandi studi americani, come Deadpool & Wolverine, Wicked, Il Gladiatore II, ma anche lo stesso The Odyssey, sono girati in località straniere, approfittando di costi più bassi e di maestranze altamente qualificate.

Matt Damon in The Odyssey
Matt Damon in The Odyssey, fonte: Universal Pictures

Anche l’applicazione tecnica del dazio è incerta. I film sono considerati proprietà intellettuale, non merci tradizionali. Attualmente, i servizi non sono soggetti a dazi commerciali classici. Tuttavia, Trump ha già imposto barriere tariffarie su numerosi beni, e questa nuova misura potrebbe rappresentare la prima estensione anche ai servizi, segnando un cambiamento importante nella politica commerciale americana. Dal punto di vista economico, la produzione cinematografica negli USA è già in difficoltà. Nel 2024 la spesa si è attestata a 14,54 miliardi di dollari, con un calo del 26% rispetto al 2022. Nel frattempo, paesi come Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda hanno visto aumentare la spesa per produzioni cinematografiche. La pandemia ha accelerato il cambiamento delle abitudini di consumo, riducendo drasticamente gli incassi al botteghino negli USA. Da quasi 12 miliardi di dollari nel 2018 a circa 2 miliardi nel 2020, con una lenta ripresa che non ha mai superato i 9 miliardi annui da allora.

Dichiarazione

“L’industria cinematografica americana sta morendo molto velocemente. Altri Paesi stanno offrendo ogni sorta di incentivi per attirare i nostri registi e studi cinematografici lontano dagli Stati Uniti. Pertanto, autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo per l’istituzione di una tariffa del 100% su tutti i film in arrivo nel nostro Paese prodotti in Paesi stranieri. VOGLIAMO FILM REALIZZATI IN AMERICA, DI NUOVO!”. – Donald Trump

I sindacati del settore, come la britannica Bectu, avvertono che l’introduzione dei dazi potrebbe infliggere un colpo devastante a un’industria già fragile, minacciando la sopravvivenza di migliaia di freelance e professionisti del cinema. Anche i governi di Australia e Nuova Zelanda hanno promesso di difendere le rispettive industrie cinematografiche. Trump ha già nominato tre star del cinema, Jon Voight, Mel Gibson e Sylvester Stallone (tutti assidui sostenitori del presidente Trump), come “inviati specialicon il compito di rilanciare Hollywood. Secondo il presidente, la città ha bisogno di essere “più grande, migliore e più forte che mai” per competere contro la concorrenza internazionale. Tuttavia, secondo molti analisti, una misura protezionistica come quella annunciata rischia di isolare Hollywood piuttosto che rilanciarla, senza risolvere i problemi strutturali legati ai costi di produzione interni e ai cambiamenti del mercato globale.

Nel frattempo, rimane molta incertezza. Non è stato chiarito se i dazi si applicheranno anche ai contenuti delle piattaforme streaming, né come saranno calcolati o applicati nei dettagli. Il settore cinematografico e le istituzioni internazionali restano in attesa di ulteriori sviluppi, mentre cresce la preoccupazione per le ripercussioni globali della decisione.

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