Abruzzo, due orsi marsicani trovati morti in un invaso di innevamento artificiale a Colle Rotondo

orsi morti Parco abruzzo

Per la morte degli orsi la procura di Sulmona apre un’inchiesta. Il Parco nazionale e le associazioni denunciano: “La tutela della specie protetta deve essere una responsabilità collettiva. Si acceleri l’attuazione delle misure previste dal Patom”

La sopravvivenza è sempre a rischio anche per le specie protette. Nella mattinata di mercoledì 7 maggio, in Abruzzo, sono stati ritrovati i corpi senza vita di due orsi marsicani all’interno di un invaso funzionale all’innevamento artificiale a Colle Rotondo, nel comune di Scanno, fuori dal territorio del Parco nazionale. I Guardiaparco e i tecnici sono comunque intervenuti sul posto confermando che i due corpi appartengono a due maschi nati lo scorso anno, non i figli di Amarena, brutalmente uccisa nel 2023. La Procura di Sulmona ha aperto un’inchiesta, mentre i corpi degli animali sono stati sottoposti a sequestro e saranno trasferiti all’Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti necroscopici e tossicologici necessari a chiarire le cause del decesso e se la morte è dipesa solo dall’annegamento. Indipendentemente dai risultati, è bene sottolineare ancora una volta che le strutture abbandonate in luoghi naturali possono diventare di grande pericolo per tutti gli animali che li abitano. Il tragico incidente, infatti, non è il primo del suo genere. Altri due episodi del 2010 e del 2018 avevano portato alla morte di due femmine e tre cuccioli in una vasca per la raccolta dell’acqua in località Le Fossette tra Balsorano e Villavallelonga.

“Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa perdita”

In una nota del Parco d’Abruzzo si legge “Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa perdita. Non si tratta di dispiacere ma di un dolore profondo che scatena mille domande”.  I lavori necessari su queste strutture, in effetti, erano già stati segnalati. L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’Associazione Salviamo l’Orso nel 2021, attraverso l’installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica. Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. Proprio in considerazione dell’esito dei precedenti interventi le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme al Parco e al Comune di Scanno, responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a tutela della pubblica incolumità, perché aveva diversi problemi di tenuta.  Gli orsi infatti sono riusciti a superarla e ad accedere alle sponde, scivolando in acqua.

È lo stesso Parco a denunciare: “L’evento nefasto ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando però all’interno di un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni, tenuto conto che ci sono anche altre istituzioni che hanno la titolarità degli interventi, sia all’interno sia nei territori contermini al Parco. Essendo l’orso marsicano una specie a rischio d’estinzione, questo dovrebbe generare in ogni Istituzione coinvolta un senso di forte priorità sulle azioni da fare e sulle risorse da investire. Ad oggi, purtroppo, non è così scontato”.

Sulla vicenda è intervenuta anche Legambiente, per voce di Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità che chiede l’attuazione delle misure previste del Patom e richiama l’importanza della responsabilità collettiva. “La notizia della morte dei due cuccioli di orso bruno marsicano, in Abruzzo, trovati senza vita nel bacino artificiale di Colle Rotondo a Scanno, in Abruzzo, rappresenta un fatto grave e duro colpo per la tutela e la conservazione di questa specie a rischio. Ancora una volta due orsi muoiono in una vasca artificiale, la storia si ripete come già successo nel 2010 e 2018 in altre zone d’Abruzzo. La tutela della popolazione di orso bruno marsicano è una responsabilità collettiva a partire dai soggetti firmatari del Patom, il Piano d’azione per la tutela dell’orso bruno marsicano. Per questo, in attesa che la Procura di Sulmona, che ha aperto un’indagine sulla morte dei due cuccioli, faccia i dovuti accertamenti, chiediamo che si acceleri l’attuazione delle misure previste del Patom e il censimento e la messa in sicurezza di vasche e bacini. Inoltre, si verifichi chi e come, in questo caso, ha agito nella giusta o sbagliata direzione. Oggi più che mai è urgente interrogarsi sui limiti e le l’opportunità delle azioni messe in campo e, al contempo, procedere con le attività previste dal Patom e verificare al tempo stesso se le tecniche costruttive, i materiali utilizzati per la realizzazione e le misure di gestione dei bacini e le vasche di accumulo per l’acqua sono opportuni e garantiscono vie di fuga adeguate nel caso di cadute accidentali e di specie protette. Al Mase, alle Regioni e ai Comuni chiediamo di non lasciare sole le aree protette e chi si adopera nella tutela e conservazione dell’orso, perché come abbiamo detto è una responsabilità collettiva e in questa partita è opportuno anche stanziare maggiori risorse”.