
Lo afferma un nuovo studio pubblicato su Nature Climate Change. È un punto di non ritorno: non basterà ridurre le emissioni climalteranti. Se la calotta venisse a mancare, gli oceani salirebbero di 5 metri
L’accelerazione della fusione dei ghiacci nell’Antartide occidentale è inevitabile per il resto del secolo ed è arrivato a un punto di non ritorno, indipendentemente dalla riduzione delle emissioni di carbonio. Lo rivela un nuovo studio pubblicato sulle pagine di Nature Climate Change e guidato da Kaitlin Naughten ricercatrice dell’Università di Cambridge e membro del British Antarctic Survey,. Per gli scienziati, le implicazioni sull’innalzamento del livello del mare sono “terribili” e potrebbero comportare l’abbandono di molte città costiere.
Se la calotta glaciale dell’Antartide occidentale venisse a mancare, gli oceani salirebbero di 5 metri. Studi precedenti avevano già suggerito che fosse destinata a crollare nel corso dei secoli, ma i nuovi risultati dimostrano che anche drastici tagli alle emissioni nei prossimi decenni non saranno in grado di rallentare la fusione. La ricerca ha utilizzato un modello computerizzato ad alta risoluzione del Mare di Amundsen per fornire la valutazione più completa del riscaldamento nella regione fino ad oggi.
L’analisi mostra che il tasso di scioglimento delle piattaforme di ghiaccio galleggianti nel Mare di Amundsen sarà tre volte più veloce in questo secolo rispetto al secolo precedente, anche se il mondo raggiungerà l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
“Il nostro studio non è una grande notizia: potremmo aver perso il controllo della fusione della banchisa antartica occidentale nel corso del XXI secolo”, ha dichiarato Naughten. “È un impatto del cambiamento climatico a cui probabilmente dovremo adattarci. Significa che alcune comunità costiere dovranno costruire nuove difese o dovranno essere abbandonate”.
Molti milioni di persone vivono in città costiere vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, da New York a Mumbai e Shanghai, e più di un terzo della popolazione globale vive entro 100 km dalla costa. Secondo gli autori quindi le novità registrate dovranno essere prese in seria considerazione dai responsabili politici, anche in vista della Cop28 che si aprirà a Dubai il 30 novembre.