Non si può affrontare la crisi climatica senza progettare e costruire al più presto la città del futuro. La responsabilità è di tutti
Guardare al passato per immaginare e progettare il futuro, sostenibile. È l’esercizio che proviamo a fare questo mese ricordando alcune trasformazioni avvenute nelle città italiane per migliorare la qualità della vita e diminuire l’impatto sul pianeta. Le città, infatti, occupano solamente il 3% della superficie terrestre, ma sono responsabili del 70% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio. Ecco perché l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 recita: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.
Nella storia di copertina di questo mese, intitolata “La città possibile” e illustrata per noi da Francesca Gastone, alcuni sindaci raccontano le difficoltà superate per realizzare trasformazioni urbane, migliorare la raccolta dei rifiuti, diminuire il traffico e aumentare la sicurezza stradale, installare impianti di energia rinnovabile o rimuovere il cemento abusivo. Un pungolo, molti di loro, l’hanno trovato leggendo l’annuale classifica del rapporto “Ecosistema Urbano” di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore. Una “pagella” per gli amministratori pubblici che quest’anno giunge alla sua trentesima edizione e ricorda a tutti quanto ancora resta da fare. Le performance ambientali in alcuni settori sono sì migliorate in questi trent’anni, sono innegabili ad esempio i passi avanti fatti nella gestione del ciclo dei rifiuti in molte città italiane, ma su smog e mobilità siamo ancora lontani dagli obiettivi di sostenibilità.
Per migliorare la qualità della vita in città va data centralità all’urbanistica. “Tutto è urbanistica e l’urbanistica di qualità è un tema urgente”, ci spiega Winy Maas nell’intervista concessa a Elisa Cozzarini. L’architetto olandese, tra i fondatori dello studio internazionale Mvrdv e direttore nel 2019 di Domus, la rivista di architettura e design fondata nel 1928 dall’architetto italiano Gio Ponti, ricorda che per affrontare la crisi climatica bisogna agire presto e coinvolgere studenti e cittadini nel progettare e costruire la città del futuro. Insomma, tutti dobbiamo prenderci la responsabilità di cambiare strada.
Una buona strada è quella indicata dagli otto candidati all’edizione 2023 del premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno”, intitolato all’attivista ecologista casalese che ha perso la vita nel 2010 a causa dell’esposizione all’amianto dell’Eternit. Un’iniziativa che racconta esempi di virtù civica, uomini e donne impegnati a cambiare le cose e compiere la transizione ecologica. Un esempio per tutti.