
“Boschi per il futuro”, al via il progetto di Misura che punta alla vivaistica forestale e alla valorizzazione dell’autoctono per creare piante capaci di resistere ai cambiamenti climatici
Dalla raccolta del germoplasma, alla piantumazione dei semi, fino alla realizzazione di vivai in campo aperto messi a disposizione della collettività. È il filo conduttore dell’iniziativa di Misura intitolata “Boschi per il futuro”, seconda fase del progetto della Ciclovia dell’Appennino, che vede coinvolti come partner scientifici l’Orto botanico di Roma, il parco della Maiella e Veneto Agricoltura. Il programma ha preso simbolicamente avvio venerdì 27 ottobre presso il bosco di Palo Laziale, laboratorio a cielo aperto dove sono in corso azioni di ripristino degli ecosistemi forestali, in particolare dei boschi mediterranei.
Obiettivo: dar vita a una forestazione corretta tramite l’utilizzo di specie autoctone, con un ricco patrimonio genetico, necessario per «realizzare boschi da seme che possano sopravvivere ai cambiamenti meteorologici in atto – spiega Elisabetta Boccali, marketing manager di Colussi – Quello di Misura è un progetto innovativo e sperimentale che guarda alla sostenibilità e al benessere ambientale, strettamente legati al benessere dell’individuo». I boschi da seme sono popolamenti in cui è possibile prelevare semi o altri materiali di moltiplicazione di specie forestali autoctone.
L’iniziativa prevede la riorganizzazione della filiera vivaistica italiana con cui dar vita a una pianificazione accurata e a una progettazione di qualità che possano rispondere alle difficoltà della buona forestazione, come dimostrato nella giornata presso il vivaio Arsial, a Cerveteri (Roma). A seconda del seme, infatti, in questo caso ghiande e frassino, specie autoctone del bosco di Palo Laziale, i procedimenti di raccolta e semina seguono procedimenti differenti.
Ghiande dei querceti: La raccolta si fa da terra, dopo aver individuato un sito adeguato. Una volta giunti al vivaio, le ghiande vengono inserite una per una all’interno dei vasetti forestali.
Frassino: La raccolta la si fa direttamente dall’albero in quanto il seme, più leggero, è facilmente trasportabile dal vento. Al vivaio i semi vengono piantati in vasi lunghi, dove restano fino alla nascita delle piantine che saranno travasate nei vasetti.

In entrambi i casi, la piantumazione nel terreno viene fatta dopo un paio di anni, quando le radici dell’albero saranno diventate troppo grandi per poter restare in vaso. La crescita nei vivai permette alle piante di avere un “certificato di sostenibilità” che consente di tracciare il prodotto, indicando il luogo di raccolta del seme, la specie e la data.
Nuovi boschi d’Italia
Il progetto “Boschi per il futuro” vuole far nascere boschi da seme in tre differenti aree geografiche. A Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, dove Veneto Agricoltura prevede la realizzazione di un bosco da seme di 5 ettari, con alberi di frassino ossifillo, carpino bianco, acero campestre, arbusti e diversi esemplari di quercia farnia. «La quercia farnia è la pianta più importante della pianura Padana e delle pianure umide in generale – spiega Roberto Fiorentin, di Veneto Agricoltura – Ne pianteremo circa 200 esemplari, provenienti da 5 zone diverse, quattro del Nord Italia e una del Sud, dal Bosco Pantano di Policoro, in Basilicata, per portare un contributo genetico utile ad affrontare la siccità e il caldo che stanno avanzando anche nel Nord Italia».
Altra zona sarà Palena (Chieti), nel Parco nazionale della Maiella, dove sono presenti un centro di conservazione della biodiversità – costituito da una banca di germoplasma in cui vengono fatte attività di conservazione ex situ dei semi – e un’attività vivaistica che mira alla valorizzazione dell’autoctono. Proprio nel vivaio del Parco saranno messe a dimora le piante che andranno a dar vita a un bosco da seme tra i 5 e i 10mila metri quadrati. Infine, sarà realizzato un bosco a Terelle, Frosinone, con specie tipiche dell’area geografica laziale.